giovedì 28 luglio 2011

Il federale Alemanno, le donne, il caminetto e il microchip

«La violenza c'è sempre stata [...] Non la subiamo noi uomini? Non la subiamo noi anche da parte delle nostre mogli? E come non le subiamo? Io oggi per andare fuori ho dovuto portare due testi con me! L'avvocato Mazzucca e l'avvocato Sarandrea, testimoni che andavo a pranzo con loro, sennò non uscivo di casa. Non è una violenza questa? Eppure mia moglie mica mi mena. È vero che siete testimoni? Siete testi? E allora, Signor Presidente, che cosa abbiamo voluto? Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente».
Questo è un passaggio dell'arringa dell'avvocato Giorgio Zeppieri, uno dei difensori di quattro imputati di un processo per stupro che poi divenne un documentario e fu trasmesso dalla Rai: era il 1979. La vittima, una ragazza di 18 anni, che aveva un lavoro in nero, si era recata in una villa dove l'aveva invitata un conoscente ufficialmente per offrirle un lavoro stabile come segreteria. Era un tranello: il porco aveva invitato tre amici e tutti e quattro l'avevano violentata. Al processo, come sempre in questi casi, la vittima divenne imputata: "Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente". Val la pena di rileggerla mille e mille altre volte ancora questa frase, per aggiungere un quinto violentatore al gruppo. Roba d'altri tempi, si dirà. E invece no, perché quella roba d'altri tempi - già assurda in un Paese che appena qualche anno prima aveva fatto grandi conquiste di civiltà come le leggi su divorzio e aborto e il nuovo diritto di famiglia, grazie alla battaglia delle donne - torna oggi sotto forma di opuscoletto che in nome della "sicurezza" il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha fatto stampare in diecimila copie: un decalogo che le donne dovrebbero seguire per evitare di fare brutti incontri. Un decalogo fascista come il sindaco di Roma. Dove, sotto altra forma, torna lo stesso identico concetto dell'avvocato Zeppieri e di qualche altro milione di maschi italiani aspiranti stupratori: ve la siete cercata.
Un vademecum vomitevole già a partire dalla copertina, ovviamente su sfondo stucchevolmente rosa, che sembra la pubblicità di un assorbente per settantenni incontinenti e felici, e dal termine su cui si incentra tutto: quella "sicurezza" che è alibi di una destra fascista e violenta per alimentare paura e odio. Forse ad avere bisogno di un decalogo sono i maschi a cui andrebbero insegnati i termini dignità, rispetto e considerazione. Invece il maschio in fez e braccio teso, il federale di Roma, si è sentito in diritto di dire alle donne come comportarsi e in più di strumentalizzare un problema serio trasformandole da cittadine in acquirenti: alla prima presentazione dell'idea di vademecum, infatti, c'era anche l'amministratore di una società triestina venuto a sponsorizzare una specie di braccialetto elettronico che, "grazie" a una convenzione con il comune di Roma, le donne potranno acquistare alla modica cifra di 300 euro. Ma questi lo sanno o no che oggi come oltre trent'anni fa, come la vittima di quello stupro della fine degli anni Settanta, le donne sono costrette ad accettare lavori in nero e che spesso 300 euro sono tutto il loro stipendio? Non lo sanno, o forse sì, ma l'idea di tenere le donne al guinzaglio, di tenerle sotto controllo, per loro dev'essere irresistibile. Fosse per loro, ci metterebbero pure un microchip come si fa con il cane. E se proprio non ci riescono a tenerci chiuse "presso il caminetto", almeno ci spiegano - come si legge nel decalogo del fascista Alemanno datore di lavoro di picchiatori fascisti - che non devi "indossare vestiti particolarmente appariscenti se prendi la metro di sera da sola" e se invece sei in auto "guida tenendo la destra ma non accostarti troppo al marciapiede di strade isolate". Dimenticando che sono proprio gli uomini, quando vedono una donna camminare per strada, pure se indossa il burqa o se è una suora, ad accostarsi al marciapiede con la loro auto nella convinzione di riuscire ad abbordarle. Tanto noi ci stiamo, no?

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