mercoledì 1 giugno 2011

Cracolici non fa la fila

Antonello Cracolici pare uno che è stato per giorni in coma o su un’isola deserta dove i telefonini non prendono. E quindi – stordito dai farmaci o dal jet lag - non sa cos’è accaduto in questi giorni in Italia. Glielo spiego in due parole: in Italia ci sono state le elezioni. Elezioni amministrative, è vero, ma che hanno coinvolto un tale numero di elettori e in città così grandi e dalle storie così significative da attribuire al risultato un valore politico nazionale. Ebbene – ricordo sinteticamente a beneficio di Cracolici che non c’era – queste elezioni hanno sancito due cose inequivocabilmente: la prima è un sonoro e corale calcio in culo a Berlusconi; la seconda è che questo calcio in culo gliel’ha dato un centrosinistra “tradizionale” (nel senso di Pd, Italia dei Valori, Federazione della Sinistra, Sel) unito, sia pure con sfumature diverse nelle due grandi città: fin dal primo momento a Milano, solo al ballottaggio a Napoli dopo che la base (pulita) del Pd (bassoliniano) al primo turno ha scelto di non subire la scelta fatta dall’apparato di un partito perfettamente a proprio agio nel berlusconismo e nei rapporti perversi, votando per Luigi De Magistris, candidato di Italia dei Valori e Federazione della Sinistra (cioè i comunisti che tanta paura fanno non solo a Berlusconi, ma a tutti quelli che usano la politica per fare imbrogli, arricchirsi, trarre benefici personali).
Dunque non è il Pd che ha vinto le elezioni, ma la sua base – quella pulita – che si è alleata in maniera del tutto naturale con gli alleati naturali.
Ma forse questo è un concetto troppo difficile per il capogruppo del Pd all’Ars, uno dei più appassionati sostenitori dell’alleanza con Raffaele Lombardo, che all’indomani del primo turno delle amministrative (prima di entrare in coma e/o di partire per l’isola deserta), nel suo blog si cimentava in un triplo salto mortale carpiato per sostenere, alla luce del risultato elettorale di Milano, la giustezza delle scelte del suo partito in Sicilia che avrebbe così messo ai margini il berlusconismo “in salsa siciliana” coniugato al cuffarismo. Con questo bel risultato che invece evidentemente secondo lui è il lombardismo: tutti zerbini sotto i piedi di sua maestà a pietire un pacchettino di voti, uno strapuntino di sottogoverno, una raccomandazioncina, un appaltino. Perché tanto poi lui il grosso lo tiene per sé, facendoli contenti e gabbati. Servi sciocchi.
Perché non so poi come si voglia definire uno che – rientrato dal coma e/o dall’isola – si inerpica su per un’approfondita e dotta analisi del voto amministrativo in Sicilia (davvero uno sputo, sia in termini quantitativi che qualitativi, rispetto all’oceano delle elezioni già concluse nel resto d’Italia con i ballottaggi) per sentenziare che ora il centrosinistra per vincere deve allearsi con il terzo polo. Dopo di che, motiva la sua sentenza portando l’esempio di Ragusa (dove ha vinto il sindaco del Pdl, che comunque era al secondo mandato: cosa che normalmente – a meno che non si tratti di Letizia Moratti – dà un vantaggio al candidato e la quasi matematica certezza di essere riconfermato) e non dimentica di fare la paternale a Sel e IdV (dimenticando invece scientemente la FdS) che sollecitano da tempo il Pd a smetterla con il governo Lombardo e ricorda loro che quei partiti alle ultime regionali in Sicilia non hanno raccolto un gran che. Ora, a parte che Sel a quel tempo non c’era, perché era all’interno della Sinistra arcobaleno e Cracolici finge di non ricordarlo, ma in più il geniale capogruppo Pd finge anche di non ricordare – pensando che siamo tutti scemi – che il 5 meno un cazzo% preso dalla Sinistra arcobaleno non è proprio un risultato da buttar via; che se non siamo rappresentati nella succursale palermitana di Sing Sing, cioè nel cosiddetto parlamento siciliano, è proprio perché il Pd si è battuto strenuamente e consociativamente insieme ad altri partiti maggiori per introdurre lo sbarramento al 5% proprio per farci fuori e cercare di arginare la caduta libera della propria percentuale; che proprio il Pd ha teso agli elettori la trappola, l’imbroglio, la truffa del cosiddetto “voto utile”, cioè quello assolutamente inutile e sprecato dato al Pd, perché andavano dicendo in giro (esattamente come continuano a fare oggi e persino dopo i risultati delle amministrative nel resto d’Italia) che noi non ce l’avremmo fatta.
Intanto il Pd in Sicilia – in base alle intenzioni di voto rilevate circa un mese fa – perde un altro bel po’ di voti, a occhio e croce quanti ne servono a un partito in Sicilia per entrare all’Ars, proprio a causa di quest’alleanza contronatura (o forse siamo noi che ci ostiniamo a pensarla contronatura mentre per loro è naturale stare con il re del clientelismo?) con il frequentatore di boss. Però Cracolici continua a pontificare e a pensare di dare lezioni di centrosinistra agli altri.
Ora io non vorrei essere pedante, ma essere di centrosinistra e soprattutto di sinistra significa avere dei principi, delle idee, dei valori, un’etica. E francamente mi sembra che il Pd siciliano tutto questo lo abbia smarrito. Quanto a Cracolici, l’uomo più borioso che io abbia mai conosciuto (non personalmente, per mia fortuna, ché non vorrei mai annoverarlo fra la cerchia delle mie conoscenze), forse non sa nemmeno cosa siano etica e valori. E forse può servire a dimostrarlo un episodio: anni fa, a Palermo in attesa di un concerto allo stadio, ero in fila insieme ad alcune decine di persone davanti al furgone di un paninaro per prendere qualcosa da mangiare prima dell’inizio dello spettacolo. Pazienti ed educati, aspettavamo il nostro turno. Lui no: arrivò, si fece largo fra due ali di folla fingendo di non accorgersi di due ali di folla in paziente attesa e, sprezzante, comprò il suo panino fra gli sguardi esterrefatti di tutti noi. Come dire: "Io so' io e voi nun siete 'n cazzo". Forse le categorie oggi sono cambiate, ma per me uno così non è di sinistra e non lo è mai stato e forse non è nemmeno di centrosinistra: uno così sta benissimo nell’Mpa. Insieme a quelli che posteggiano in doppia fila, a quelli che by-passano le liste di prenotazione per gli accertamenti nelle strutture sanitarie pubbliche, a quelli che trovano un posto per raccomandazione, a quelli che fanno gli accordi sottobanco per vincere gli appalti, a quelli che frequentano i boss e rubano il futuro alla Sicilia. In attesa che Cracolici – insieme agli altri sostenitori del governo Lombardo – passi all’Mpa, sono fiduciosa che la base del partito, quella fatta di persone per bene e allevate a pane e princìpi, saprà cantargliela chiara così come ha fatto a Napoli con Bassolino.E magari gli dirà di rimettersi in fila.

Nessun commento:

Posta un commento