sabato 29 ottobre 2011

Lbuffon d Rgalbiutò: l'eroe dei due monti

Se non ho capito male e, almeno, così era facile dedurre, il capomafia Giovanni Arena, superboss del clan Santapaola, latitante da 18 anni sempre all'interno del palazzo di cemento del quartiere catanese di Librino, lo ha arrestato lui a mani nude. Come, lui chi? Lui! SuperRaf, Nembo Stankid, Stancanellix, Stancanelliana Jones, l'Eroe dei due monti (no, non è che l'ho scritto come lo pronuncerebbe lui, volevo dire proprio monti: l'Etna e l'Altesina, la montagna più vicina a casa sua): Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania e ormai ex senatore del Pdl.
Lo stesso che ieri sera, con una spesa di cinquemila euro di cui la città non aveva proprio bisogno, ha comunicato urbi et orbi, durante una seduta comunale appositamente convocata, che si sarebbe dimesso da senatore per restare a fare il sindaco di Catania.
E, appunto, per spiegare che non poteva lasciare il lavoro a metà, l'agente all'Havana di Raffaele Lombardo, armato di pennelli, tavolozza e cavalletto, ha dipinto una città dove splende giallo il sole, il cielo è sempre azzurro e terso, i bambini corrono felici per i prati verdi, le fabbriche grigie pullulano di tute blu, gli autobus arancione dell'Amt scorrazzano a tutta birra copiosi indisturbati dalle auto e pieni di passeggeri sorridenti e, infine - come da kit del fascista nero perfetto - si dorme con le porte aperte perché la criminalità è stata sconfitta. Unico neo, quei cattivacci dei comunisti che lo contestano con le loro bandiere rosse.
Insomma e in estrema sintesi, ieri sera durante la seduta del consiglio comunale Raffaele Stancanelli, per dire che non si dimetteva da sindaco, ha raccontato una serie di minchiate in fila che nemmeno Silvio Berlusconi, altrimenti universalmente noto come "le bouffon de l'Europe". Ecco: lbuffon d Rgalbiutò.
Praticamente l'unica cosa che non ha detto di aver fatto è di aver aperto con le mani su indicazione divina le acque del Mar Rosso e dev'essere per questo che ha deciso di restare: quella è la seconda puntata. Intanto qualche settimana fa, quando si sono aperte le cataratte del cielo allagando per mancata manutenzione il villaggio Santa Maria Goretti, è stato lui a rischiare di essere aperto dagli abitanti del rione. Ma lui, Lui, ieri sera in consiglio comunale ha detto di averli affrontati senza tema (ma con un problema grande quanto un intero quartiere) e, I suppose, sconfitti. Così come ha raccontato di essere diventato "credibile", di aver sanato il buco di bilancio del quale per l'ennesima volta ha ribadito di non essere responsabile (ma chi l'ha creato, Umberto Scapagnini, è suo complice di partito e lui, sempre Lui, mentre il napoletano si dava alle spese pazze era assessore regionale agli Enti locali: cioè avrebbe dovuto vigilare e invece ha permesso che le casse del comune venissero svuotate completamente), di avere risollevato le partecipate, di avere rimesso in sesto l'Amt, di avere pagato tutti i creditori, di avere risolto tutte le vertenze di lavoro, di avere eliminato la spazzatura dalle strade di Catania e tutta una serie di cose che manco Mandrake.
Ah, alla fine ha ringraziato l'opposizione: quella che sta al governo regionale con il suo datore di lavoro. Per non aver fatto opposizione, ça va sans dire. Ma questo è un merito che Stancanelli non può prendersi: hanno fatto tutto da soli.
Ora, io è da ieri sera che ci penso: ma di quale città parlava Stancanelli? Non è che io non me ne sono mai accorta e in realtà esiste una Catania di sotto e una Catania di sopra? No, perché vorrei informarlo che non solo io (che appartengo alla categoria di quelli che lo contestano brandendo le bandiere rosse), ma la gran parte dei cittadini (persino quelli che lo hanno votato) e tutti i report nazionali, sia che parlino di lavoro, di raccolta differenziata dei rifiuti, di microcriminalità o di tutela dell'ambiente, parlano di una città al collasso, di una città invivibile. Per dirla tutta: di una città di merda. E la sensazione è che quella di cui parla il primo cittadino ex senatore non sia nemmeno una città invisibile, ma proprio inesistente. Come il suo sindaco.

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