Vi ricordate Gesualdo Campo? Assessore alle Politiche culturali in quota Mpa nella giunta provinciale di Catania guidata dall'attuale presidente della Regione, Raffaele Lombardo, fu messo alla Soprintendenza ai Beni culturali di Catania dopo che era stata defenestrata - su richiesta esplicita dell'allora sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, condannato in questi giorni per il buco di bilancio - Maria Grazia Branciforti, colpevole di essersi opposta alla vendita dei beni di pregio pensata proprio dall'amministrazione comunale etnea per far fronte alla voragine creata nelle casse del Comune.
Campo fu poi chiamato alla Regione da Lombardo che - impegnato com'era a superare il suo maestro di clientele e di occupazione del potere, tal Cuffaro Salvatore detto Totò, attualmente residente a Roma, al n. 72 di via Bartolo Longo -, non contento della presenza di oltre duemila dirigenti, praticamente uno ogni sei dipendenti, sentì il bisogno irrefrenabile di aggiungere nove supermanager. A Campo, forse proprio per aver avallato il tentativo di Scapagnini di svendere il patrimonio architettonico della città come se si trattasse di scarti di magazzino, toccò il compito di superdirigere il settore dei Beni culturali.
Ebbene, siccome il suo più grande bene è la famiglia, Campo deve aver pensato di trasformarlo in un bene culturale dal valore inestimabile.
Ha cominciato con la figlia Giordana, 27 anni, che - secondo quanto denunciato circa un mese fa dal Cobas-Codir, il sindacato che rappresenta la gran parte dei dipendenti regionali - è stata assunta come consulente per chiamata diretta (come previsto da una legge regionale del 2002) a duemila euro al mese, cioè quattro volte un suo coetaneo precario, per l'inutile ufficio di rappresentanza della Regione a Bruxelles, dove altrettanto inutilmente stazionano il giornalista Gregorio Arena, che prende quattordicimila euro al mese e finora ha realizzato solo tre numeri zero di una newsletter che avrebbe potuto preparare standosene seduto davanti al pc di casa; e poi l'ex moglie del presidente della Commissione antimafia regionale Lillo Speziale, Maria Cristina Stimolo, dirigente dell'ufficio; Loredana Basile, figlia di un deputato regionale dell'Udc; Francesca Parlagreco, figlia di uno dei tanti giornalisti che affollano o hanno affollato l'ufficio stampa della Regione; Salvatore Lupo, ex consigliere comunale amico dell'europarlamentare Pd Rosario Crocetta (uno dei più strenui sostenitori, insieme a Lumia e Cracolici, dell'inciucio regionale Pd-Mpa); e per finire Pierfrancesco Virlinzi, un cognome che non ha bisogno di sottolineare legami di parentela.
Tutto in famiglia, insomma, perché la famiglia è tutto. E siccome senza una mamma una famiglia non c'è (e per fortuna che di mamma ce n'è una sola), Campo - che da supermanager sembra guadagni fra 150 e 250.000 euro l'anno - ha pensato di completare l'opera promuovendo sua moglie e, ça va sans dire, facendo lievitare lo stipendio della mamma di Giordana come un panettone. La denuncia è ancora del Cobas-Codir, secondo cui la signora Luisa Paladino, dirigente del polo museale di Catania, con una retribuzione di oltre cinquemila euro al mese (cioè tre volte uno stipendio dignitoso), è stata nominata capo dell'Unità operativa per i beni storico-artistici della Soprintendenza etnea e d'ora in poi percepirà quasi quindicimila euro e mezzo ogni mese. Ebbene, a firmare la promozione - senza il minimo di pudore - è stato proprio il marito che, sempre stando alla denuncia del sindacato, fa figli e figliastri: per la dirigente palermitana che ricopre lo stesso incarico della signora Paladino il contratto individuale prevede infatti uno stipendio di poco più di diecimila euro mensili, mentre alla moglie di Campo ne andranno appunto quindicimila, cioè la cifra massima possibile, che per di più si aggiunge a stipendio base e indennità fissa. Che ovviamente serviranno per le spesucce: il parrucchiere, la beauty-farm, la sarta, un viaggio a Bruxelles per andare a trovare la bambina...
E adesso vediamo cosa risponderà il moralizzatore Lombardo, che sbandiera ai quattro venti un inesistente taglio delle spese, alla richiesta del sindacato di verificare quanto le decisioni a tutto campo familiare del supermanager rispettino l'allegato "A" del contratto sulla dirigenza regionale. Che all'articolo 6 così recita: "1. Il dirigente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri ovvero: di suoi parenti entro il quarto grado o conviventi; di individui od organizzazioni con cui egli stesso o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito....".
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