A Catania c'è il rischio che gli ambulatori della Asp cadano nelle mani dei soliti palazzinari per le loro solite speculazioni. La voce si rincorreva già da qualche anno - da quando, cioè, con la scusa di razionalizzare e tagliare gli sprechi, era stato chiuso il poliambulatorio di Santa Maria La Grande per il quale erano appena stati spesi e, dunque, "sprecati" chissà quanti soldi per ristrutturarlo -, ma è diventata concreta nel timore espresso questa mattina da Fiorentino Trojano, coordinatore dei medici della Cgil, durante una conferenza stampa sui guasti della sanità: "Non vorremmo - ha detto Troiano - che lo spostamento determini il sacco edilizio delle aree che verranno dismesse".
Convocata dal sindacato in seguito alle numerose proteste degli utenti sul non funzionamento del tanto sbandierato Centro unico di prenotazione, che avrebbe dovuto razionalizzare il sistema e invece lo ha gettato nel caos più assoluto, la conferenza stampa è stata un duro atto di accusa della Sanità siciliana targata Lombardo e Russo, che pure in un primo momento la Cgil aveva salutato con favore e che ha finito per scontentare tutti, riproporre il sistema delle clientele e penalizzare i più deboli. Per questo al tavolo c'erano i dirigenti di tutte le categorie interessate: dai medici agli impiegati, ai pensionati, questi ultimi principali fruitori dell'assistenza sanitaria pubblica che ora si troveranno, nel centro della città, privi di qualunque servizio sanitario. Perché, dopo la chiusura di Santa Maria La Grande, i cui ambulatori sono stati spostati a Librino, enorme serbatoio di voti, presto sarà la volta dei presìdi di via Pasubio e via Cifali. Così i pensionati, che spesso non guidano, dovranno fare i conti con l'impossibilità - anche per la drammatica situazione dei trasporti pubblici, dovuta all'incapacità comprovata del sindaco Stancanelli e della sua giunta - di raggiungere un presidio medico vicino casa, oltre a dover pagare il ticket previsto dalla regione a cui di recente si è inserito anche quello contemplato dalla finanziaria nazionale che si è accanita contro le fasce deboli. Uno dei risultati è che a questa carenza di servizi devono supplire i medici di base. E uno dei risultati del non funzionamento del Centro prenotazioni è che i cittadini, giustamente imbufaliti dopo avere passato tre giorni al telefono senza riuscire a comunicare con nessuno, si recano di persona negli ambulatori e aggrediscono il primo operatore che gli capita a tiro.
E non basta: le strutture di pronto soccorso - è stato denunciato - non funzionano per carenza di personale e stanze di degenza sovraffollate, con tempi di attesa fino a dodici ore; la disorganizzazione in ogni tipo di struttura è totale; nel caso dell'ospedale Cannizzaro si sarebbero verificati anche episodi di comportamento antisindacale, con il manager che avrebbe preteso di indicare i nomi dei rappresentanti sindacali all'interno dei posti di lavoro; i tempi di attesa per gli accertamenti vanno dai 140 giorni per un elettrocardiogramma o una tac fino ai 550 per una mammografia; dei cosiddetti Pta (Punti territoriali di assistenza), che avrebbero dovuto sopperire al depauperamento dei servizi, non c'è traccia in tutta la provincia e l'unico esistente, quello di Giarre (per intenderci, quello dello scandaloso appalto per l'informatizzazione assegnato al marito della senatrice Finocchiaro senza uno straccio di gara e infatti poi revocato), lo è soltanto sulla carta; e, quanto alla sanità privata convenzionata, non c'è alcuna vigilanza e dunque nessuna garanzia di diritti e doveri dei medici uguali a quelli del pubblico, con la conseguenza che spesso per i professionisti delle cliniche private non c'è alcun rispetto dei contratti con paghe che si aggirano intorno ai dieci euro lordi l'ora e orari di lavoro massacranti a tutto discapito della qualità del servizio.
Per finire, le nomine dei manager il cui unico criterio continua a restare quello del clientelismo e della tessera di partito, tanto che spesso gli intoccabili superburocrati si arrogano il diritto di prendere decisioni senza tener conto dei pareri dei sindacati e degli operatori e spesso rifiutandosi persino di incontrarli. Con il caso limite del doppio incarico per il direttore generale dell'ospedale Cannizzaro, Francesco Poli, nominato anche commissario dell'Asp di Messina.
Un elenco infinito di disfunzioni, sintetizzato nella stessa parola in ciascuno degli interventi: fallimento. Ecco, quando uno va in fallimento chiude e va a casa (e, ma questo è solo un consiglio personale, a volte si vergogna pure e si suicida): chissà quanto dovranno aspettare i cittadini siciliani e quanti casi di malasanità e di morti in corsia dovranno esserci prima che Lombardo e Russo vadano a casa con onta. E chissà quando i cittadini siciliani insieme ai professionisti e agli operatori vessati per non essersi inchinati all'imperatore solleveranno la testa e lo prenderanno a calci nel sedere fino in Africa. Che gli è certamente più consona, avendo ridotto - come e in continuità con il suo predecessore Cuffaro - la Sanità siciliana a livelli da terzo mondo.
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