domenica 23 ottobre 2011

Calunnie a domicilio

Non più "caro", ma anzi, inutilmente dispendioso Il Fatto,
non sono un' "epistolocompulsiva", ma mi trovo costretta a scrivere per la terza volta in pochi mesi, e stavolta in via definitiva.
La prima, in quanto comunista, mi ero sentita offesa (come molti di noi) da un pezzo di Marco Travaglio che poi però alle proteste di molti di noi rispose scusandosi e ammettendo che in effetti avrebbe almeno dovuto distinguere fra certi dirigenti e i militanti; la seconda - dopo aver subìto per mesi un "non cale" scientifico durante la campagna elettorale, finalizzato a far credere che i comunisti non esistano, cosa che, per esempio, continua a fare l'impomatato pagato da La7 con il solo compito di cancellarci dai sondaggi e favorire qualcuno più funzionale al sistema - per protestare appunto contro questa cancellazione sistematica dei comunisti, che sembrava non fossero nelle piazze a manifestare, che non avessero candidati alle elezioni, che si fossero liofilizzati o che fossero stati ibernati. In quella seconda lettera annunciavo che non avrei più comprato "Il Fatto" e che il mio era un sentimento e una decisione comune a molti. Qualche giorno dopo il direttore Padellaro - bontà sua - mi fece mandare una risposta a sua firma in cui si preannunciava una sorta di inchiesta "risarcitoria" su quello che veniva definito "il ritorno della sinistra sinistra" (ho conservato la mail e posso produrla in qualunque momento). Siccome sono una fiduciosa, non avevo comunque smesso di acquistare "Il Fatto" perché pensavo che semmai qualcuno mi avesse risposto non lo avrebbe fatto in modo privato ma pubblicamente, sul giornale, e meritava di essere ascoltato; e siccome sono una fiduciosa non ho smesso di comprarlo volendo credere in quelle parole, per quanto private e che dunque non rappresentavano un impegno pubblico (e peraltro, sia detto fra molte parentesi, ho continuato a comprarlo malgrado ne colga l'essenza qualunquista e nonostante molti giornalisti del Fatto sconoscano totalmente l'uso della punteggiatura, cosa che mi fa venire l'orticaria, perché comunque apprezzavo lo sforzo di fare un giornale indipendente. Ah, a proposito: non so se sia una leggenda metropolitana, ma mi raccontano che un certo Palmiro Togliatti, comunista, quand'era direttore di Rinascita, controllava gli articoli per essere certo che non ci fossero errori di grammatica e di ortografia. E' quello che faccio anch'io, ogni volta che dirigo nel mio infinitamente piccolo un giornaletto di sezione, leggendomi gli articoli uno per uno, perché sono convinta che l'abitudine al rispetto delle regole - e dei propri interlocutori - discenda direttamente anche dall'abitudine a rispettare le norme della propria lingua)
Sto ancora aspettando l'inchiesta sul ritorno della "sinistra sinistra" (che, comunque, non se n'era mai andata, perché per quanto bastonati e pieni di lividi e per quanto la stampa abbia fatto di tutto per ignorarci, noi comunisti le nostre battaglie, nelle nostre città e nei luoghi di lavoro, abbiamo continuato a farle), ma soprattutto quello che continua a farmi male è che quelle rare volte che "Il Fatto" parla dei comunisti lo fa per denigrarli. L'ultima volta (ma proprio l'ultima, perché stavolta ho smesso davvero di comprare "Il Fatto") è stato ieri, sabato 22 ottobre, quando Maurizio Viroli ha preso a pretesto un pezzo in cui attaccava Berlusconi per attaccare i comunisti e dirne tutto il male possibile.
Io dal Fatto non mi aspettavo certo che fosse il mio "organo di partito" - ci mancherebbe! -, ma un minimo di onestà intellettuale e correttezza quelle sì. Perché, vedete, io che odio quelli del Pd, perché millantando un appellativo "di sinistra" con il loro operato gettano fango su quella che Padellaro definirebbe "sinistra sinistra" e perché in Sicilia puntellano il governo della mafia e delle clientele, quando ne parlo mi guardo bene dal generalizzare e dico "una parte" perché oggettivamente so che non tutti i dirigenti del Pd sono pessimi e soprattutto penso di capire quanta sofferenza possa esserci in una base fatta di persone per bene legata per affetto e tradizione al suo partito pur non condividendone quasi nessuna scelta.
Invece Il Fatto, nel suo odio anticomunista (la cui natura forse potrebbe essere materia di studio per uno psicanalista), dimentica di distinguere fra il comunismo italiano e le degenerazioni di altri comunismi e soprattutto dimentica - mi si perdoni il passaggio retorico - il tributo di vite umane dato dai comunisti in Italia alla guerra di Liberazione dal nazifascismo. Ora questo Paese è governato da un piduista, eversore ("assaltiamo il Palazzo di Giustizia di Milano"), frequentatore di mafiosi, evasore fiscale, corruttore, maniaco sessuale, stupratore di minorenni, eccetera, in gran parte proprio a causa della mancata opposizione di quelli che hanno rinnegato il comunismo perché hanno sentito l'odore (puzza di merda, per quanto mi riguarda) dei soldi e del potere. E voi ve la prendete con i comunisti?
Mi dispiace, ma io non ci sto. Non farò nessuna denuncia né richiesta di danno per le continue calunnie, perché io - comunista - difendo la libertà di stampa e di opinione fino alla morte, ma certo non sarò più così masochista da comprare un giornale che mi insulta. Voi del Fatto lo sapete cosa ci si compra in Sicilia (dove, per fortuna, almeno nei mercati la vita è meno cara) con un euro e venti centesimi? Due lattughe e qualche pomodoro, o una confezione di carote e un paio di uova. Vuol dire pranzo e cena per due giorni. No, francamente, pagare per farmi insultare a domicilio è un lusso che io - licenziata perché comunista - non posso permettermi.

2 commenti:

  1. E comunque anche "sinistra sinistra" : si tratta di due sostantivi di cui uno rafforzativo o di un sostantivo e un aggettivo? Perché se l'intenzione fosse quest'ultima, mi incazzerei ancora di più.

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  2. Voglio leggerlo come un rafforzativo, ma mi fa incazzare comunque: quasi che comunisti gli sembri una parolaccia impronunciabile.

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