sabato 31 agosto 2013
Chiacchiere da bar
Voi lo sapevate che in Italia c'è un garante per l'infanzia e l'adolescenza? Io no. Lo ammetto: devo essermi distratta e questa notizia mi è sfuggita. O finora la sua esistenza non ha avuto modo di palesarsi.
Insomma io l'ho scoperto da un paio di giorni, grazie a (i soldi che sta tirando fuori per) uno spot radiofonico che ti rimanda a un sito. Anzi, ti invita proprio ad andarci, se hai più di tredici anni. Che già, detta così, fa pensare a un film vietato ai minori. E comunque io ne ho molti di più e ci sono andata. Il film effettivamente c'è. E l'oscenità sta nel fatto che per realizzarlo - il solito, banalissimo mosaico di facce giovani e di colori diversi che ti raccontano come vorrebbero il futuro - avranno certamente pagato fior di quattrini ad un pubblicitario di professione quando avrebbe potuto farlo una classe di studenti liceali ai primi approcci con una telecamera.
E questo è tutto. Anzi, quasi tutto in un sito che più "under construction" e minimalista non si può. Ma non poteva mancare la frase che tutti i potenti usano (e i potenti Usa soprattutto quando stanno per fare un'altra guerra, ma questo è un altro discorso) un attimo prima di renderti oggetto di sodomia: "I have a dream". Con Martin Luther King che si centrifuga nella tomba. L'onirica letterina - una quindicina di righe in tutto - prosegue spiegando che il garante vuole sensibilizzare sul tema dei razzismi del nostro Paese, raccogliere le istanze dei giovani e in qualche modo fare da intermediario con le istituzioni.
Full stop. Point final. Punto e basta.
Insomma, mi sono andata a documentare: il garante (democristiano abilmente spalmato su tutto l'arco costituzionale e con l'aspetto da studente salesiano) è stato nominato nel novembre del 2011, durante il governo dei banchieri, dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, qualche mese dopo che l'Autorità era stata istituita, su sollecitazione dell'Unione europea, in pieno governo pedofilo e mentre i parlamentari della maggioranza si stracciavano le vesti per dimostrare le parentele altolocate della minorenne favorita del principe. Praticamente inattiva per un anno perché non c'era un regolamento organizzativo e soprattutto non c'erano ancora i soldi per farla funzionare. E' partita - si fa per dire - soltanto nell'ottobre 2012 quando fu stanziato un milione e mezzo di euro l'anno per il funzionamento, poi ridimensionato a un milione. Ma sempre un botto di soldi è. Da cui prendere lo stipendio del Garante, che - ci dicono - non può superare i duecentomila euro l'anno. A quasi un anno di distanza (in coincidenza - precisa il Garante - del cinquantennale dello storico di MLK), l'Autorità lancia la sua martellante campagna invitando i ragazzi a mandare file video o audio per parlare dei loro sogni.
Dunque, da quello che si intuisce, nell'anno intercorso da quando sono stati trovati i soldi ad oggi, l'Autorità ha affidato l'incarico di creare un sito internet; ha affidato l'incarico di aprire una casella di posta elettronica; ha affidato l'incarico di confezionare il video contro il razzismo; ha affidato l'incarico di realizzare lo spot radiofonico; ha affidato l'incarico di mandarlo a tappeto sulle radio.
E il garante cosa ha fatto durante questo stesso anno in cui ha preso lo stipendio? Ha esternato. Ha detto che i tagli lineari hanno penalizzato l'attività dell'istituzione, ha lamentato la chiusura di ospedali pediatrici, si è compenetrato nei problemi dei bambini costretti a vivere in carcere con le loro madri, ha accusato (e su questo possiamo sottoscrivere ad occhi chiusi) la ministra Fornero di essersene fottuta. Sembra che abbia anche tenuto dei discorsi in Parlamento in difesa dei bambini. E poi dichiarazioni tipo: l'Italia non è un Paese per bambini oppure l'Italia non tutela i migranti. Inutili chiacchiere da bar, insomma, che servono solo ad alimentare altre inutili chiacchiere da bar come quelle che faccio io su questo blog.
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