giovedì 1 agosto 2013
Senza respiro
Sì, certo, morire a ottant'anni è normale. Non lo è se gli ultimi quaranta hai avuto una vita di merda, soffrendo come un cane.
L'asbetosi a F. - che per 15 anni ha scaricato sacchi di amianto alla Sacelit di San Filippo del Mela, addetto alla produzione di tubi di eternit - l'hanno diagnosticata quando era un giovane uomo nel fiore della vita. Certamente più usurato di un coetaneo che insegni all'università o lavori in un ufficio, ma comunque uno che ha diritto di pensare al futuro come a una cosa bella.
F. è morto ieri a ottant'anni e i suoi ex colleghi di lavoro hanno raccontato che gli ultimi dieci erano stati per lui anni d'inferno, durante i quali ha avuto come compagne di vita le bombole di ossigeno perché la malattia non lo faceva respirare.
E toglie il respiro dover pensare, ancora una volta, che per lavorare devi morire. Per vivere devi morire.
E toglie il respiro dover pensare che chi l'ha ammazzato forse, se tutto va bene, si beccherà solo qualche anno di galera. Mentre dovrebbero chiuderlo a vita in una fabbrica di eternit, senza pietà con un tubo in bocca a farlo nutrire soltanto di fibre di amianto.
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