giovedì 8 agosto 2013
Il genio dell'ipod
Caro Francesco, sono giorni che ci penso e te lo devo dire: l'altro giorno hai detto un sacco di cazzate, con tutte quelle menate sulla sinistra in cui non ti ritrovi, i No Tav, i ciclisti e la decisione di non votare più. Roba da pestarti a sangue incontrandoti per strada (e magari ti schermiresti: "Guarda che non sono io"...).
Come spesso capita ai vecchi (invecchiati) borghesi di sinistra, hai sciolto le briglie e lasciato che il vecchio reazionario cresciuto silenziosamente in te corresse libero come l'aria. Senza preoccuparti del male che può fare fra la folla un anziano cavallo imbizzarrito.
Avevo deciso di chiudere definitivamente con te. Ma stamattina devo avere sfregato il mio ipod un po' troppo energicamente e ne sei uscito tu. Insieme a oltre quarant'anni di vita. Uno dei (pochi, ahimè) ricordi belli del mio ex matrimonio: un viaggio da Catania a Reggio Calabria in treno (e in terza classe si viaggia male, fidati) per ascoltare te e Lucio Dalla in Banana Repubblic. Voi dentro lo stadio a suonare; noi squattrinati fuori, con le orecchie incollate al muro dello stadio ad acchiappare al volo le note e farci un concerto self-made. Poi un altro stadio: quello di Letojanni, con mio figlio piccolissimo (doveva essere l'82) che ballava sul prato. E qualche anno fa alla Favorita di Palermo: eravate in quattro a raccontarmi la mia vita quella volta.
In quell'occasione - in uno scenario ormai da sinistra irrimediabilmente rosée - qualcuno mi disse: "Sei stata una dei pochissimi coraggiosi". Coraggiosi, disse proprio così. Cos'avevo fatto di così eroico? Niente di speciale. Io sono come il cane di Pavlov: appena sento "l'Italia che resiste", sollevo il pugno chiuso. Esco allo scoperto irresistibilmente come Roger Rabbit con "ammazza la vecchia". E tu oggi non mi puoi venire a raccontare che "sono tutti uguali" e non mi convincerai a restare chiusa dentro casa quando viene la sera, ma non riuscirai nemmeno a farmi recidere il mio legame con te.
In fondo tu per me sei come mia madre. Anche lei è una vecchia reazionaria, con la differenza che la sua non è soltanto una condizione anagrafica, ma congenita: dice di essere di sinistra, ma è da sempre oggettivamente fascista. E io da sempre - almeno da quando ho acquisito la ragione - la mando affanculo tutti i giorni tre volte al giorno. Però poi sfrego qualcosa e lei si materializza come il genio della lampada; così come ti materializzerai tu ogni volta che sfregherò l'ipod.
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e' possibile che l'infatuazione per l'immagine, la musica e le parole di un artista siano frutto di un bisogno e che la consonanza politica sia un qui pro quo?
RispondiEliminami sento di dire, e De Gregori lo conferma, che essere artisti, grandi scienziati e anche politici, non implica una superiorita' nel giudizio politico. vengono prima i principii poi le persone.