lunedì 5 agosto 2013
L'ombra
"Mi segue sempre dalle vetrine dei negozi, sparisce nei muri, riappare, mi perseguita, mi bracca, ma non so chi sia. Non so di chi siano quegli occhi al buio. Non so di chi siano quelle labbra spioventi. Non so cosa voglia dirmi e se veramente vuole dirmi qualcosa o soltanto darmi il tormento. Non so cosa voglia da me. Se solo bastasse un sasso per mandarla in frantumi!"
La sconosciuta era lì, sempre più spesso. Le camminava accanto, un passo lei e un passo l'altra; lei si riavviava i capelli con la mano, l'altra si riavviava i capelli con la mano; lei abbassava leggermente gli occhiali per leggere qualcosa, quell'altra le faceva il verso. Una stalker. Insopportabile, fastidiosa, irritante e terrificante. Non riuscire a liberarsene le provocava un senso di smarrimento.
C'era solo una differenza fra loro due: lei non aveva ancora quarant'anni e aveva un gran voglia di amare, baciare, ballare, partire; quell'altra era una novantenne che puzzava di morto. E, malgrado ciò, la seguiva tenendosi al passo con l'andatura veloce della più giovane. Un'ombra con occhi, naso e labbra.
"Forse dovrei ignorarla", pensò, "magari si stufa e se ne va".
Cominciò a camminare guardando dritto davanti a sé, senza mai voltarsi verso le vetrine. Ma sapeva che era lì, avvertiva il suo sguardo ossessivo, riusciva a sentirne quell'orribile puzzo di cadavere. La nausea montava come una marea e stava per travolgerla.
A un certo punto, aveva pensato persino di non uscire più di casa, barricarsi dentro pur di non vederla più. Ma non voleva dargliela vinta. Dentro si sentiva in trappola, fuori si sentiva braccata.
Stavano rifacendo la pavimentazione nella strada che percorreva ogni giorno e per terra c'era una montagna di sanpietrini. Si sforzava di concentrarsi su quei lavori quando si girò verso una vetrina e la rivide, si spostò all'altra vetrina e lei era sempre lì e così davanti ad ogni vetrina: un passo lei e un passo l'altra; lei si riavviava i capelli con la mano, l'altra si riavviava i capelli con la mano; lei abbassava leggermente gli occhiali per leggere qualcosa, quell'altra le faceva il verso. Denunciarla? Nessuno le avrebbe dato retta.
D'un tratto si mise a correre, raccolse tutti i cubetti di porfido che poteva e spaccò le vetrine una per una. Era finita. Non c'erano vetrine in quel posto dove la portarono, ma soltanto sbarre. E le sembrò un sollievo.
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