domenica 28 aprile 2013
Terrorista collettivo
C'è chi l'ha definito psicopatico, chi terrorista, chi demente (qualcuno, probabilmente, che si stava guardando allo specchio ed è stato preso da un raro momento di sincerità verso se stesso).
Forse Luigi Preiti, muratore disoccupato, era "soltanto" disperato: talmente disperato da non aver il coraggio di ammazzarsi da solo e da sperare con quella sua provocazione/supplica - "Sparatemi, sparatemi!" - che fossero i carabinieri a farlo. Forse non ce l'aveva con i carabinieri, lavoratori sottopagati, tutti e due meridionali come lui, ma in loro aveva individuato qualcuno armato che potesse avere più coraggio di lui ad usare un'arma.
Perché quando perdi il lavoro e poi perdi tutto il resto - tutto concatenato: la dignità, la famiglia, la speranza di risollevarti, la voglia di risollevarti - è una sola la cosa a cui pensi e cambia soltanto la modalità.
Luigi Preiti - che, per quella che sperava essere la sua ultima apparizione in pubblico, si era messo il vestito buono - forse è soltanto l'ultimo di una lunga serie di disoccupati suicidi e aspiranti suicidi, vittima di una strage infinita compiuta da un terrorista collettivo che ti toglie il lavoro, la dignità, la famiglia, la speranza.
Si è messo il vestito buono mentre quegli altri, che di vestiti buoni ne hanno tanti e fanno sfoggio di lusso senza alcun pudore, erano a pochi passi da lui - separati da spessi muri e arazzi preziosi dal resto del mondo - a spergiurare sull'articolo 1 della Costituzione.
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