lunedì 30 gennaio 2012

Un sermone da 750.000 euro

Io non sono pregiudizialmente contraria al fatto che gli artisti guadagnino un pacco di soldi. Soprattutto se sono artisti che ci fanno riflettere, che veicolano idee o stimolano lo spirito critico, meglio ancora se lo fanno con parole e strumenti semplici. Metti Celentano: siamo diventati ambientalisti e oppositori della speculazione edilizia più con il suo ragazzo della via Gluck che con mille trattati o convegni.
Però tutto ha un limite e soprattutto va inserito nel contesto, rapportato al momento. E questo è un momento di merda, lunghissimo momento di merda per gli italiani, nel quale sulla crisi globale si innesta il ventennio fascioberlusconiano e ancora il trimestre finanziarmontiano. Crisi al cubo (non solo economica, ma politica e di valori), che le destre - che indossino il loden o il perizoma - fanno pagare tutta a chi non ha più nemmeno gli occhi per piangere. Ora Celentano, che di politica capisce poco - ma ha il merito di aver detto due o tre cose giuste sull'ambiente e sulla guerra e in più con quegli strumenti semplici che raggiungono tutti -, che è figlio di povera gente emigrata dal sud al nord, che da ragazzo ha cominciato facendo lavori umili, che però sono cinquant'anni che guadagna quanto vuole lui, almeno adesso che annaspiamo tutti come in un dopoguerra un minimo di pudore avrebbe dovuto averlo nel chiedere alla Rai quella cifra stratosferica di 750.000 euro per partecipare al Festival di Sanremo.
Ma un modo per riscattarsi ce l'ha e in quel caso io sarei molto contenta di dargli i miei soldi (miei, se ne ricordi, perché i soldi che la Rai gli darà sono miei e di quelli che pagano il canone) ed è stato lui stesso a suggerirmelo con la sua giusta battaglia per esprimersi liberamente. Bene, c'è un ragazzo di 29 anni che si chiama Giovanni Tizian, fa il giornalista free-lance (cioè uno di quelli che vengono pagati quattro euro al pezzo e non vengono assunti) e vive sotto scorta per avere scritto di mafia: Celentano scelga di farsi pagare come lui - quattro euro al pezzo, un pezzo per ogni giorno del Festival, e fa venti euro in tutto - oppure prenda i soldi che gli daranno a Sanremo (pari allo stipendio annuo di 57 persone a mille euro al mese per tredici mensilità), ce ne aggiunga un po' di quelli che ha guadagnato durante tutta una vita e dimostri di avere veramente a cuore la libertà di espressione aprendo un giornale, una tv o una radio in cui assumere non i grossi nomi pronti a trasmigrare di qua e di là solo sulla base di un compenso da capogiro, ma appunto questi giornalisti che hanno deciso di vivere la loro vita e la loro professione con serietà e dignità e che, se non hanno un referente politico che li faccia assumere alla Rai, è solo perché hanno scelto di non averlo e non certo perché non ne abbiano trovato uno: l'Italia è piena di politici ai quali farsi leccare il culo piace talmente tanto che si farebbero fare le extention alla lingua per leccarselo da soli in momenti di penuria di leccatori.
Ecco: l'antipolitico Celentano la smetta di fare il politico arraffone e si dimostri un libero pensatore. Si accontenti di un compenso "equo" e rapportato al momento di crisi: altrimenti, faccia una lunga pausa, lunga cinque giorni, ché la gente non sa che farsene dei sermoni di un riccone.

1 commento:

  1. no no, sono totalmente daccordo con te, se un'artista apporta accrescimento culturale, non vuol dire che vada monetizzato in modo eccessivo. dove è finito l'amore per le cose se te lo fai pagare cosi caro

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