Quando, a metà mattina, entro in un bar a prendere un caffè, per prima cosa vado alla cassa e mi faccio dare lo scontrino. Non solo perché appartengo alla categoria di quelli che pensano sia giusto pagare le tasse, ma perché voglio evitare che nel frattempo arrivi qualche conoscente e paghi il mio caffè. E se per caso non mi sono accorta del conoscente che entrava proprio mentre ero alla cassa e quello insiste per pagare anche per me e se per caso quel giorno avevo fame e avevo deciso di prendere anche un cornetto, fingo di volere solo un caffè. Perché mi mette in imbarazzo: perché un conto è entrare al bar con un amico o un'amica e pagare una volta per uno cifre irrisorie e un conto è permettere che un estraneo ti paghi la colazione intera o il pranzo. O addirittura una vacanza.
Sarà perché sono una donna e l'idea di farmi pagare una vacanza o perfino un caffè mi farebbe sentire una mantenuta. Sarà perché vivo in Sicilia e l'idea mi evoca quelle scene di film sulla mafia in cui il boss seduto al tavolo di un ristorante a un certo punto fa un cenno al cameriere perché porti una bottiglia di champagne del più costoso a un tavolo poco più in là o per fargli capire che pagherà l'intero conto dei commensali seduti a quell'altro tavolo. Suggello di un diritto di proprietà e di sottomissione.
Un caffè, mi basta un caffè per farmi sentire in imbarazzo. Non ne ha provato invece, e chissà per quanto tempo, il sottosegretario Carlo Malinconico, forse "a disposizione" della cricca dei grandi appalti, a farsi pagare le sue vacanze di lusso da migliaia di euro in un albergo in cui una suite può arrivare a costare per una notte molto di più di quanto non guadagni in un mese un operaio o un operatore di call center o un giornalista che subisce le angherie di un editore criminale. E probabilmente non ne ha provato nemmeno la malinconica, la consorte cioè, nel gioire di una vacanza "aggratise" dovuta forse a qualche prestazione del marito alla cricca: qualcosa che somiglia terribilmente alla prostituzione. Perché i casi sono due: o la signora lo sapeva e dunque è peggio del marito o non lo sapeva e però, se non è completamente cretina, qualche domanda se la sarà pur fatta.
Completamente cretini invece sembra questo nuovo governo e il suo sottosegretario appena dimesso considerino gli italiani: prima Malinconico se n'è uscito con la solita balla che non ne sapeva niente - come l'immacolata concezione -, poi ci ha raccontato che comunque qualche giorno fa ha provveduto a saldare il suo debito con l'albergo, e su tutto c'è Monti che lo ha nominato. Dunque, se io vado al bar e al momento di pagare mi dicono che l'ha già fatto qualcun altro, mi giro immediatamente per individuare il pagatore anonimo, per capire se è un amico e dunque ringraziarlo oppure uno sconosciuto malintenzionato e dirgli di farcisi un clistere con il suo caffè. Punto primo. Punto secondo: le vacanze sarebbero avvenute fra il 2007 e il 2008 e lui paga solo ora il conto? E qual è quell'albergo che avrebbe aspettato quattro anni senza fargli un culo così tramite avvocato? Dirò di più: qual è quell'albergo che ti consente di andartene senza pagare cash un contro stratosferico dopo una settimana di vacanza extralusso se non perché qualcun altro l'ha già fatto? Punto terzo, ma primissimo: perché, se questa faccenda era già nota nel 2010, Monti se l'è messo nel suo governo? Forse perché pensava che quei coglioni degli italiani non se ne sarebbero accorti, o forse perché Malinconico rappresentava una certa continuità di "gestione"? Del resto, fosse stato per lui, si sarebbe tenuto al governo preso pure Letta (che comunque non ha smesso di essere Richelieu).
E, per piacere, non mi si parli di "cambio di passo" solo perché lo ha fatto dimettere appena lo scandalo non è stato più arginabile. Se - come dice lo stesso Monti - l'esecutivo non può permettersi ombre, semplicemente non ce lo doveva mettere. Ma questa vicenda - con gli stessi nomi che attraversano allegramente i governi, gli stessi sghignazzamenti di imprenditori viscidi come vermi, gli stessi maggiordomi più o meno asserviti al mercato - dimostra soltanto come questo sia un governo-lions di straricchi che si scambiano favori e potere. Mancano solo le puttane e i lustrini. Ma non è detta l'ultima parola.
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