Preparatevi: in Italia è in arrivo un nuovo eroe. Anzi, due al prezzo di uno, perché c'è grossa crisi e in questo periodo gli eroi li danno via come niente. Artefici della nuova beatificazione - fa male dirlo - ancora una volta i giornalisti, quelli che chiamano affettuosamente "zii" i protagonisti di un delitto atroce o acclamano come deus ex machina delle magnifiche sorti e progressive della Patria quello che ha segnato il goal decisivo per vincere la Coppa dei campioni.
E proprio di calcio parliamo (e di cosa, sennò?) perché oggi alcuni cronisti con voce "rotta" dall'emozione (e non sapete quanto mi sono rotta io di sentirvi dire cazzate!) ci riferivano delle gesta senz'altro storiche e senz'altro eroiche del tecnico del Parma, Roberto Donadoni.
Sapete cosa ha fatto Donadoni? Assolutamente niente. Mi spiego: durante la partita con il Bologna, il bimbo piccolissimo di pochi mesi di un calciatore, Stefano Morrone, è stato male, come la stragrande maggioranza dei neonati, e la mamma (come, giustamente, la stragrande maggioranza delle mamme dei neonati) era angosciatissima e aveva portato il piccolo in ospedale. Ebbene, Donadoni a fine primo tempo è andato da Morrone e gli ha intimato di correre a casa. E Morrone è corso a casa.
Manco fosse stato il presidente della Repubblica, nella sua funzione di Supremo comandante delle Forze armate che presiede un consiglio di guerra e non si può allontanare neanche se casca il mondo. Quello, in fondo, stava facendo una partita, stava facendo il suo lavoro (peraltro esageratamente pagato rispetto ai tanti che si fanno un culo quadrato per 800 euro al mese) e come chiunque chiamato da casa per un grave problema di salute era autorizzato (e, direi, moralmente obbligato) a lasciare tutto in asso e correre via.
A discolpa di Donadoni, che con questa beatificazione giornalistica non c'entra niente, ho il dovere di riportare il suo stupore di fronte alla retorica barocca dei cronisti sportivi: mi sembrava la cosa più sensata da fare - ha dichiarato più o meno ai microfoni -: il figlio stava male ed era giusto che la moglie avesse accanto il marito.
Aveva proprio ragione Bertold Brecht: "Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi".
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