martedì 13 dicembre 2011

La pazienza è finita






le foto sono di Salvatore Torregrossa

Stamattina pensavo a quella frase che sentiamo ripetere spesso, usata per controbattere ai tanti, troppi bastardi razzisti che nel nostro Paese se la prendono con gli immigrati che secondo loro ci rubano il lavoro. Gli rispondiamo, e giustamente, che loro fanno i lavori che gli Italiani non vogliono fare più: coltivando la terra, pulendo le scale dei condomini, occupandosi dei nostri vecchi.
Ma non sono i soli: a Catania ci sono delle donne, catanesi - spesso donne sole o con i mariti disoccupati, che magari hanno dovuto inventarsi un lavoro per tirare su i figli -, che assistono a casa le persone anziane e disabili. Sono le dipendenti delle cooperative sociali che assicurano il servizio per conto del Comune e spesso si improvvisano dame di compagnia, donne delle pulizie, infermiere, parenti. Lavoro prezioso il loro, perché per qualche ora rendono meno penosa la vita di chi da solo non ce la fa o di familiari che comunque a lavorare ci devono pur andare. Lavoro di merda il loro, perché - sia pure per qualche ora al giorno - si fanno carico anche dell'umiliazione di un anziano non autosufficiente e dell'angoscia di genitori di un bambino cresciuto restando sempre immobilizzato in un letto. E quell'angoscia non è che timbri il cartellino e la lasci sul posto di lavoro a fine turno: te la porti dietro ovunque tu vada e ti si rinnova ogni volta che vedi passare per strada una mamma con un figlio disabile rimasto sempre bambino.
Ma a Catania queste lavoratrici non hanno diritto a una retribuzione come qualunque altro lavoratore perché il comune non paga da sette mesi. Il sindaco ex senatore, Raffaele Stancanelli, non fa altro che dire di avere risanato la voragine di bilancio lasciata dal suo gaudente predecessore e non fa che dire che - proprio grazie al fatto che era senatore - il governo guidato dal vecchio maniaco padrone del suo stesso partito ha mandato a Catania centoquaranta milioni di euro. E lui, che non pensa di essere l'unto del signore ma evidentemente Cristo in persona, cerca di farci credere di aver fatto la moltiplicazione dei pani e dei pesci perché tira fuori la storiella dei centoquaranta milioni ogni volta che deve sostenere di avere tappato una falla. Ma siccome la falla complessiva si aggirava pericolosamente intorno al miliardo di euro, se la matematica non è un opinione (e non è reversibile) non è che perché centoquaranta milioni in un miliardo ci stanno sette volte e cocci può essere vero anche il contrario. Quindi con quella somma (ammesso che sia arrivata e non faccia parte di quella perenne propaganda elettorale in cui Stancanelli galleggia, incapace di fare niente di concreto, fin dal giorno in cui è stato eletto) magari avranno messo qualche pezza, ma le casse comunali restano sempre vuote.
Oggi quelle lavoratrici (unici a sostenerle i comunisti della Federazione della Sinistra) sono scese in piazza sotto il municipio, trovando il portone sbarrato come fossero pericolosi delinquenti, a manifestare e con i loro cartelli colorati hanno chiesto al sindaco di congelare il suo stipendio e quello di assessori e consiglieri comunali - la cui inutilità è patente - per ridurre almeno in parte quel debito: non chiedono tutto (che, comunque, sarebbe pochissimo perché le graduatorie degli aventi diritto sono bloccate e in conseguenza sono state ridotte le ore di lavoro delle operatrici e quindi anche la loro retribuzione) e spiegano che se finora non hanno interrotto il servizio è perché non se la sentono di abbandonare a se stessi gli assistiti. Ma la loro pazienza non durerà a lungo, perché le rate da pagare incombono e gli interessi lievitano mentre un sindaco che non trova i soldi per pagare un servizio essenziale riesce a recuperarli invece, e tanti, per assumere qualche lacchè o prorogare inutili consulenze.

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