Ci hanno messo un paio d'ore al massimo e non perché abbiano trovato subito un punto di equilibrio, ma perché c'è mancato poco che se le dessero di santa ragione. Convocata per le 15 di ieri (e realisticamente cominciata con un'ora di ritardo, com'è consuetudine da queste parti), dopo mesi di battibecchi e di alleanze quantomeno trasversali e anomale, la direzione regionale del Pd siciliano, convocata per decidere se reiterare il sostegno al governo Lombardo, è stata chiusa in tutta fretta poco prima delle 18 da Giuseppe Lupo. Almeno il primo round, finito con il segretario che - come in un telefilm giudiziario americano - ammonisce: "silenzio, o faccio sgombrare l'aula". E, siccome nell'aula in quelle due ore se n'erano già viste di tutti i colori, dal lancio (metaforico) delle torte in faccia - e nessuno dei presenti sfiorato dal minimo sospetto che quello strato marrone di cui si ricoprivano non era esattamente cioccolato - alle sedie fatte a pezzi come nei saloon dei film western, alla fine l'aula l'ha fatta sgomberare veramente e ha sospeso i lavori "per esigenze organizzative".
Ma andiamo con ordine e, ovviamente, siccome non c'eravamo, dobbiamo basarci su ciò che hanno riferito le agenzie di stampa: ad aprire le danze era stato il senatore Enzo Bianco, ribadendo ancora una volta che il partito non dovrebbe continuare ad appoggiare Lombardo per via dell'inchiesta in cui è coinvolto (a proposito: che non ci prendano per il culo con la storia del voto di scambio semplice, che già sarebbe una "fitinzia" di per sé, ma se poi a portarti i voti sono dei mafiosi e tu te li prendi, che siano mafiosi "vincoli" nell'associazione criminale o "sparpagliati", la merda c'è tutta comunque) e, per rafforzare il suo ragionamento, ha ricordato che il Pd è il partito di Piersanti Mattarella e di Pio La Torre. Ora, a parte che il partito di Pio La Torre era il Pci e che non è affatto detto che lui avrebbe aderito a una cosa come il Pd, comunque a qualunque persona di buon senso e persino alla più pacata sarebbero girati i coglioni sapendo che dello stesso gruppo di dirigenti che invocano l'abbandono del governo, insieme a Bianco, fa parte anche Mirello Crisafulli: indagato per rapporti con il boss mafioso di Enna, Raffaele Bevilacqua, con cui peraltro sembra non disdegni di intrattenersi anche il governatore della Sicilia.
E siccome non è pacato ed è uno che di solito non le manda a dire e ha pure un po' di idee confuse, il primo al quale è saltata la mosca al naso è stato Giuseppe Arnone, ex Verde che si è candidato con il Pd per ottenere un posto nel consiglio comunale di Agrigento e sostenitore dell'appoggio al governo Lombardo - insieme ad altri che ritengono di avere il copyright dell'antimafia, ma non disdegnano appalti per i parenti o incarichi negli assessorati per i fedelissimi e neppure nomine alla guida delle aziende sanitarie -, che immediatamente ha ricordato appunto le inchieste riguardanti il boss del partito ennese (e, mi scusi senatore Bianco, ma questo è il risultato, perché non siete credibili quando avanzate motivazioni morali e però vi alleate con uno che ha rapporti con i boss per sconfiggere un altro che ha rapporti con i boss: a meno che, come Scilipoti, non siate sostenitori della medicina alternativa e, in questo caso, dell'omeopatia). A provocatore, provocatore e mezzo: Crisafulli s'è incazzato, ha cominciato a minacciare, ha chiesto che si chiamassero i carabinieri (ma non aveva alcuna intenzione di costituirsi), ha preteso che Arnone venisse allontanato altrimenti lui non avrebbe più partecipato alla riunione. Sicché Lupo - in un'atmosfera da cavalleria rusticana - ha deciso di sospendere, in attesa che si calmassero le acque.
Fuori Arnone e quanti non fanno parte dell'organismo, alla fine il dibattito è ripreso e a quanto sembra comunque non tutto è filato liscio sebbene a fine seduta si siano materializzati gli immancabili tarallucci e vino. Per sintetizzare, Lupo sembra avercela messa tutta per fare incazzare molti nel partito (anche se alla fine, come vedremo, il miraggio del potere fa sintesi ed aiuta a trovare "la quadra", come direbbe l'uomo delle caverne che a Roma gestisce un ministero): nella sua relazione, infatti - secondo quanto denunciato da Tonino Russo -, non ha fatto alcun accenno alla richiesta di referendum avanzata da cinquemila iscritti siciliani del Pd e invece ha fatto propria la proposta del coordinatore della segreteria nazionale del partito, Maurizio Migliavacca, mandato da Roma forse nella speranza di farli ragionare. Il braccio destro di Bersani diceva no all'idea del governo politico e tentava una mediazione proponendo invece di votare caso per caso le scelte del governo isolano. Proposta che ha fatto andare su tutte le furie i maggiordomi più fedeli di Lombardo - quelli che più di tutti forse hanno piazzato i loro uomini negli assessorati: l'eroe antimafia Lumia e Cracolici - che hanno minacciato di non votare la relazione del segretario, con il quale finora hanno condiviso la linea dello zerbinaggio al governatore. Dopo di che qualcuno ha tirato fuori i taralli, qualcun altro il vino ed è arrivata la mediazione della corrente Innovazione, che è stata inserita nella relazione conclusiva: "Il Pd confermando le decisioni dell'assemblea del 19 giugno e ritenendo esaurita la fase del governo tecnico al fine di fare avanzare un nuovo percorso politico è pronto ad aprire una nuova fase alla Regione per verificare e costruire un'alleanza politica in grado di dare forza per superare i limiti dell'attuale esecutivo" (così: senza nemmeno una virgola, in stile sibilla cumana). Come direbbe Bertinotti/Guzzanti: "Cos'ho detto? Ho detto una serie di cazzate!"
Alla fine Lupo/Bertinotti/Guzzanti ha parlato di "confronto vero e democratico" e ha annunciato: "andiamo avanti per costruire un'alleanza larga tra forze progressiste, moderate e autonomiste per i prossimi appuntamenti elettorali con programmi ambiziosi di cambiamento scegliendo i nostri candidati con le elezioni primarie". Il sostegno a Lombardo è passato a maggioranza: 46 a favore, 15 contrari e un astenuto.
Prima, durante il suo intervento, Tonino Russo (sulla cui buona fede, come su quella degli altri antilombardo, non mi faccio grandi illusioni, perché poi pure loro restano sempre incollati alle poltrone) aveva fatto rilevare che il Pd in Sicilia perde voti ed è al 10%, facendo capire che quest'alleanza contronatura non migliorerà le cose ("A furia di buttare la rete per prendere tutto - ha spiegato -, corriamo il rischio di non prendere nulla"); Cracolici e gli altri invece pensano che il partito perderebbe se si alleasse con la sinistra. Probabilmente l'amico Raffaele gli ha già promesso di dirottare su di loro qualche pacchetto di voti, di quelli che gli procurano i boss. Quelli sparpagliati, però, non quelli "vincoli" all'interno dell'associazione mafiosa. Così possono avere la coscienza (!) a posto. E i siciliani? E il lavoro? E la legalità? E la lotta (quella vera) alla mafia? Che continuino a stare zitti e nuotino (e votino) in questo mare di merda.
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