lunedì 12 settembre 2011

Coriandoli

Oggi mi gira così, di lanciare in aria - come fossero coriandoli - pensieri in libertà. E allora cominciamo:

1 - Stamattina a Palermo gli agenti della squadra mobile hanno arrestato Antonino Lauricella, boss delle estorsioni, latitante da tempo. Ho visto in tv le riprese della sua cattura: faceva lo splendido (così come farà un governo di favoreggiatori dei boss, prendendosi un merito che è solo di magistratura e forze dell'ordine che non smettono di fare il loro lavoro malgrado siano terremotate dai tagli continui), si è complimentato con gli agenti, sorrideva spavaldo alle telecamere, alla fine ha fatto ciao con la manina. Qualcuno mi dirà che sono politicamente scorretta, ma in quel momento ho desiderato con tutta me stessa che uno dei due poliziotti al suo fianco gli dicesse: "Che cazzo ridi, cretino?!". Accompagnando la frase con uno schiaffone.


2 - Sì, lo so, sono vecchia. E lo dimostra questo argomento ma soprattutto il fatto che proprio su questo argomento sono ripetitiva, direi addirittura ossessiva. E sarà che io con le parole ci lavoro, me ne nutro, le respiro, mi ci diverto, me ne inebrio, ma vorrei che anche quelli (almeno loro) che delle parole hanno fatto il loro mestiere - quindi giornalisti, insegnanti, scrittori, librai - ne facessero un uso corretto. Come fossero chirurghi della lingua. Perché se il chirurgo sbaglia, uccide il paziente. Ma, se siamo fortunati, c'è la speranza che venga radiato dall'ordine dei medici e iscritto in quello dei carcerati.
Ecco, io quando una libreria mi invita ad un incontro infarcendo fino alla nausea la sua lettera di monosillabi inutilmente accentati o quando un insegnante o un giornalista si comporta come un T9 qualsiasi - di quelli che elidono l'apostrofo e scrivono po' con l'accento -, beh, io li prenderei e li sbatterei in galera: mettendogli in cella una lavagna e una fornitura industriale di gessetti per scrivere all'infinito le parole correttamente e soprattutto privandoli del telefonino e del suo maledettissimo T9.
Perché in effetti nutro il fortissimo sospetto che lui abbia buona parte della responsabilità per questo modo di esprimerci emettendo versi strani e suoni gutturali come il Bingo Bongo di Adriano Celentano: il cellulare scrive e noi non usiamo più il cervello (e nemmeno il cuore: ma come cazzo fai a mandare un sms d'amore se ci pensa il T9?!), finché un giorno si atrofizzerà del tutto e lo troveremo liofilizzato su un marciapiede, insieme alla nostra capacità di pensare, di analizzare, di soffrire, di commuoverci, di emozionarci.


3 - Ottanta metri. Due mesi fa ci mancava poco che il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, chiamasse la banda del paese per annunciare il completamento dei primi ottanta metri di pista ciclabile. Ottanta metri su un chilometro e duecento metri previsti. Praticamente uno sputo. O una presa per il culo, fate voi. Oggi dal suo blog, nell'annunciare il suo mirabolante piano per la mobilità che ha fatto andare definitivamente fuori di testa un traffico cittadino già cronicamente impazzito, ci comunica di avere previsto rastrelliere per i ciclisti (e che fanno, se le portano a spalla per tutta la città, solo per il piacere di posteggiarle nelle rastrelliere?), che però "potranno circolare nelle corsie preferenziali da utilizzare come piste ciclabili". Grande concessione. Come dire: arrangiatevi.

4 - A Catania, come sanno tutte le donne che ci vivono o che ci si trovano a passare anche soltanto qualche ora, per una donna è difficile camminare per le strade senza avere la sensazione di essere spogliata e scopata sur place. Ma c'è un giorno della settimana in cui potrebbero andare in giro completamente nude e gli uomini delle caverne non se ne accorgerebbero, perché sono impegnati ad occuparsi di qualcosa ancor più da trogloditi. Anzi, potremmo persino fare un esperimento: promuovere, per quel giorno, una sorta di female pride, una parata volutamente esagerata, fatta proprio per attirare l'attenzione, tutte nude e magari con quattro tette e quattro chiappe a testa, e loro non se ne accorgerebbero comunque. Troppo occupati, il lunedì, a tenere vocianti lezioni magistrali e dotte conferenze sulla partita del Catania. Grazie alla quale non si rendono nemmeno conto che un governo maschilista e misogino se li sta inculando a sangue.


5 - Oggi comincia la settimana del libro e su Facebook c'è un gioco carino: devi prendere il volume più vicino a te, aprirlo a pagina 56 e copiare la quinta frase sul tuo stato. Mi sono alzata e mi sono diretta verso la credenza della nonna, promossa ormai da tempo a vicelibreria dal momento che tutte le altre sono ormai sature, quasi un tessuto patchwork nel quale le trame e gli orditi si rincorrono, si sovrappongono, si incontrano in orizzontale e in verticale. Insomma, mi sono avvicinata alla vicelibreria, ho tirato fuori un libro letto un paio di anni fa e ho obbedito alle regole del gioco. E ho capito che in questo gioco non si vince niente - niente di materiale, non denaro né un volgarissimo suv che per mantenerlo devi accendere un mutuo -, ma si vince la curiosità di scoprire a quale opera appartengano le frasi degli altri "concorrenti", il desiderio di suscitare in loro la stessa curiosità - e dunque, in fin dei conti, di confrontarti con loro, di avere un rapporto umano - e per finire si vince la voglia di riprenderlo in mano quel libro letto qualche anno fa e di rileggerlo.

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