giovedì 26 settembre 2013

La suocera e l'anticalcare

Ma dove vivono i pubblicitari? E, soprattutto, li pagano per fare pubblicità al prodotto o per fare passare un modello di società inamovibile, stantio, fermo a cinquant'anni fa? Non posso credere che siano così coglioni in proprio e quindi ne deduco che - in quest'èra glaciale dove il denaro move il sole e l'altre stelle - vengano profumatamente pagati per essere cretini e per rincretinire. Prendete lo spot radiofonico dell'anticalcare, tre stereotipi in pochi secondi: suocera stronza, nuora che si occupa della casa, figlio inutile che sta a guardare. Dunque: arriva la mamma di lui e - odiosa e insopportabile come da copione - comincia a criticare la pulizia del salotto, poi di un'altra stanza e alla fine ammutolisce davanti a una salle (abitualmente "sale") de bains splendida splendente. Stereotipo uno: ovviamente a occuparsi delle pulizie di casa non è il figlio perché i pubblicitari evidentemente non sanno che milioni di giovani uomini (pochissimi "causa madre femminista", tutti gli altri per necessità indotta dai vari Erasmus e migrazioni occupazionali) hanno imparato a cavarsela da soli e puliscono casa, fanno la spesa, cucinano egregiamente, lavano, stir... no, sbagliavo esempio, non stirano: vanno in giro tutti ciancicati come un gatto che si è appena battuto per amore. Ma questa è un'altra storia. Stereotipo due: è la moglie (perché in tanto conservatorismo cattomaschilista immagino di questo si tratti e non di una "concubina" o di una "convivente" - come dicono i giornalisti, con una punta di disprezzo -, altrimenti la suocera non metterebbe piede in quella casa) ad occuparsi delle pulizie di casa, se anche fosse un ingegnere nucleare, e soprattutto a preoccuparsi del giudizio insindacabile della madre di lui, dal cui imprimatur dipenderebbe l'esistenza stessa della coppia. Stereotipo tre: la suocera è stronza per definizione. Ora, dovete sapere che io ho avuto una suocera da manuale e dunque potrei anche disinteressarmi dell'immagine da megera che emerge dalla pubblicità, ma siccome non sopporto i luoghi comuni e le generalizzazioni ho deciso di prendere le difese delle suocere. Anche per autodifesa personale perché io, suocera con tutti, non lo sono (credo, spero) con le compagne di mio figlio. A me se il letto è disfatto perché è stato usato fino a due minuti prima e promette bene di essere riusato fra due minuti (appena mi sarò tolta dai coglioni) non me ne frega niente e soprattutto non penso che sia stata solo lei a disfarlo e a non rifarlo. Se la scrivania è piena di libri e di fogli sparsi come il grano per la semina, la cosa mi conforta perché so che ci sarà il raccolto. Se per giorni la casa intera non viene rimessa in ordine perché c'è un lavoro da consegnare, non mi sognerei mai di dire che lui deve essere lasciato indisturbato alle sue meditazioni sulle origini del mondo e che lei deve fare la cagna e farsi in quattro per conciliare casa e lavoro. E, anzi, semmai, è lui che rimprovero se non toglie la polvere. Se si lasciano piango come se mi fossi lasciata io; se si amano sono felice come se fossi io ad essere amata.

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