mercoledì 12 giugno 2013

Vendetta!

Mi sento vendicata. Non a titolo personale, malgrado i tentativi di intimidazione nei miei confronti, e neppure in quanto casta (alla quale mi rifiuto di appartenere) per l'aggressione fisica e verbale, avvenuta sotto i miei occhi, nei confronti di una collega che si permetteva di fare delle domande (bestia rara in Italia un giornalista che fa delle domande). O, almeno, non soltanto per queste cose. Mi sento vendicata - oltre che per i bambini senza verde, per i disabili segregati e sequestrati, per le biblioteche ridotte alla fame, per quelli che si sono fratturati gambe e braccia in un qualunque giorno di pioggia diventato calamità naturale, per le strade piene di buche, per la puzza di merda e di piscio che accoglie i turisti - soprattutto per quelle lavoratrici che giorno e notte, con il gelo e con il sole, hanno dovuto lottare contro l'aggressione e la violenza di stipendi non pagati per mesi sommata all'aggressione e alla violenza di chi le aveva gettate nella disperazione. Cifra del lavoro che a Catania non c'è o non viene retribuito, di migliaia di lavoratori senza futuro, queste lavoratrici sono state offese dall'uomo dallo sguardo inutilmente ceruleo, nuance SS, che le derideva per la loro battaglia mentre stazionavano nella piazza principale, unico riparo una tendina canadese: "Che ci state a fare qua? - gli ho sentito dire un giorno - Perdete tempo". Oggi quel sindaco che si faceva beffe dei diritti dei lavoratori è stato mandato via a calci in culo da migliaia di lavoratori, precari, disoccupati, che per Catania hanno scelto un sindaco per il quale il primo punto all'ordine del giorno è il lavoro coniugato al ripristino della legalità. Sul piano strettamente personale mi sentirò vendicata quando schiatterà il porco che mi ha licenziata (i perbenisti si astengano da espressioni scandalizzate: l'ipocrita perdonismo cattolico non mi appartiene, non vedo perché dovrei fingere il contrario, e inoltre pratico nei confronti dei padroni l'odio di classe che loro praticano nei confronti dei lavoratori), ma questa è un'altra storia. Al momento, (ex) lavoratore fra altri lavoratori, mi sento vendicata: al momento mi interessa il destino collettivo dei lavoratori e della mia città. Certo: staremo a vedere se alle parole seguiranno i fatti. Ma intanto abbiamo fatto il primo passo per riaccendere una luce: abbiamo cacciato via quello che questa città l'aveva violentata.

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