venerdì 28 giugno 2013

Piagnoni

Sergio De Gregorio ha raccontato di avere deciso di vuotare il sacco spinto dal padre, che gli sarebbe apparso in sogno. Forse ha avuto l'incubo del sole a scacchi e da sveglio si dev'essere accorto che l'inchiesta della procura di Napoli andava avanti e che non avrebbe avuto scampo. Dunque: meglio una spruzzatina di pentimento, che in un questo Paese così ipocritamente cattolico fa sempre sgorgare una lacrimuccia, con scuse a Prodi e sconto (di pena) annesso che vuol dire niente carcere. L'uomo che avrebbe potuto fornire a Cesare Lombroso materiale per scrivere un'intera enciclopedia ha raccontato del pacco di soldi presi in nero da Berlusconi per far cadere il governo di centrosinistra, aggiungendo però di non essere stato il solo senatore ad essere corrotto con la stessa finalità. E però - mica scemo -, dal momento che è il denaro che move il sole e l'altre stelle, dice che il nome dell'altro suo collega di corruzione lo farà soltanto in un libro che sta scrivendo e uscirà a fine estate. Potrei scommettere che ci faranno anche un film. Chi vive di soldi il modo per fare altri soldi lo trova sempre. Superpentito anche Lele Mora che - fallita la sceneggiata del finto suicidio un anno e mezzo fa - oggi si scopre Mora-lista e Mora-lizzatore: "Castigat plorendo mores". Si vergogna dello schifo annesso alla vicenda Ruby, chiede scusa ai giornalisti "comunisti", parla di "cibo avariato", abuso di potere e degrado; poetico, aggiunge di voler vedere "le stelle e il cielo azzurro". Commovente, davvero commovente. Se non fosse che il tipo che ha Faccetta nera come suoneria del telefonino sembra sia ormai con le pezze al culo e per di più anche per lui si avvicina il momento del redde rationem giudiziario. Una paccata di soldi per risanare il suo bilancio o una bella confessione fiume con lacrima annessa potrebbero cambiargli la vita. Non so a voi, ma a me suona un po' sospetto. Come le lacrime dell'altro piagnone colpito dall'epidemia redentoria degli ultimi giorni: il "padre di famiglia" Miccoli, che chiama "fango" Giovanni Falcone parlando al telefono con il figlio di un boss e poi convoca una conferenza stampa per far conoscere al mondo le sue grandi doti di attore melodrammatico capace di far sgorgare a comando fiumi di lacrime dai suoi occhi. Tante lacrime quanti soldi rischia di perdere se lo licenzieranno: "Da tre notti non dormo", ci ha informati il cittadino onorario del comune di Corleone, la Francesca Bertini de noantri, senza dimenticare un elenco di persone con cui scusarsi lungo quanto la formazione di una squadra di calcio. Come se non bastasse, ha aggiunto: "Quando finirà questa storia voglio fare il testimonial della legalità". Scusi sa, Miccoli, e anche voi altri due piagnoni, Mora e De Gregorio, ma quando finirà questa storia vorrei che vi trasformaste nelle stesse palle che raccontate e in quelle che vi fanno vivere da ricconi e che per una volta siano gli italiani a prendere a calci voi, facendovi versare lacrime vere e amarissime.

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