Sanremo non l'ho visto. Il martedì sera guardo Ballarò, che non è una trasmissione che mi fa impazzire, ma la guardo per Crozza che è l'unico che dice cose intelligenti. Ieri sera, poi, avevo una ragione in più per seguirla; una ragione - diciamo così - di campanilismo politico: c'era il segretario nazionale del mio partito. E siccome Diliberto in prima serata su una rete Rai è un evento come la neve a Roma e - per dirla con Crozza - succede una volta ogni morte di papa, era un evento da non perdere (anche se ho il forte sospetto che lo abbiano invitato proprio perché sapevano che i più sarebbero stati sintonizzati sulla prima rete, a farsi rincretinire da superminchiate supermolleggiate).
Non l'ho visto ma ho avuto un sussulto, un brivido di orrore quando, stamattina, ho sentito dai giornali-radio la frase di Celentano su Avvenire e Famiglia cristiana che andrebbero chiusi solo perché lo hanno criticato per il suo compenso stratosferico (e solo dopo le polemiche ha annunciato che lo avrebbe devoluto a Emergency). Sicché adesso io - atea e anticlericale, che coltiva un sacrosanto odio verso le gerarchie cattoliche - mi ritrovo a dover difendere quei giornali. Perché comunque difendo la libertà di espressione, pilastro portante della democrazia.
Dove sarebbe, di grazia, la differenza fra i berlusconiani editti bulgari contro Biagi, Santoro, Luttazzi e Travaglio e l'editto sanremese del guru del qualunquismo che - dopo essersi commosso fra le bombe - ha cominciato a bombardare la democrazia? E dove sarebbe la differenza con le trame di Palazzo e con i fascisti di destra e di centro che hanno inciuciato per far fuori i comunisti dal Parlamento costringendoli così anche a chiudere i loro giornali e a mandare a casa chi ci lavorava?
Sarà perché io ci ho lavorato per uno di quei giornali, ma per me ogni volta che ne chiude uno è come se morisse una persona cara. Che è non tanto o non solo quel giornale, ma è la democrazia stessa. E' come se dal corpo della democrazia venisse amputato un pezzo.
Pensate, io non sarei contenta nemmeno se chiudesse quel giornale di merda che si fa dalle mie parti. Perché dietro a un editore bastardo (che il modo di fare soldi lo troverà comunque) ci sono delle persone in carne ed ossa che rischiano di perdere il lavoro. Ma questo uno che per sparare minchiate per un'ora al giorno per cinque giorni guadagna centinaia di milioni di euro non lo può capire.
La reazione scomposta delle gerarchie ecclesiastiche (e della Rai che da loro prende ordini) alle orribili e liberticide affermazioni del re dei cretini non può stupire chi sa di quale cloaca si sta parlando: quella che continua ad avere rapporti ambigui con la mafia, ruba i soldi agli italiani non pagando le tasse, pretende di ingerirsi nelle scelte private delle persone e tollera i preti pedofili. Per fortuna, in mezzo alla merda, c'è qualcuno che si è distinto: la diocesi di Pistoia, in risposta a Celentano, ha messo sul proprio sito internet l'appello ad abbonarsi al Manifesto per evitare che chiuda per fallimento. E non ha esitato a pubblicare la copertina dell'elezione di Ratzinger: quella del pastore tedesco.
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