L’hanno intitolato “Un quartiere difficile” il servizio di Stefania Petix di “Striscia la notizia”, che ha mostrato tutto il suo stupore nello scoprire che nel rione catanese di Librino i cartelli stradali sono protetti da griglie per evitare che vengano divelti o imbrattati; che se giri in moto con il casco pensano che tu non sia normale; che villa Fazio – dove prima c’era un centro sportivo della Uisp all’interno del quale si cercava di dare ai ragazzi un’alternativa a quelle strade prive di verde, di attrezzature, di servizi, di fognature e persino di luce elettrica – è ridiventato un edificio fatiscente; che infine, spostandosi nel centro della città, il sindaco Stancanelli non si è fatto trovare, gli ha dato buca. Vergogna nella vergogna.
Ora, chiariamo subito una cosa: non è che uno nasce stronzo o delinquente per via del Dna. A Librino i ragazzi se la prendono con tutto ciò che gli capita a tiro perché hanno dentro una rabbia sedimentata da generazioni per essere stati sempre considerati esseri inferiori, reietti, meno di bestie a cui basta dare una ciotola d’acqua e un po’ di pane duro.
Dopo di che – omettendo il giudizio sul sindaco più assente e più inutile degli ultimi duecento anni (minuto più minuto meno) – inviterei la Petix a farsi un giro per Catania, per le strade “buone”. Che so, via Etnea, corso Italia, le vie dei cosiddetti signori. Beh, qui i segnali stradali non sono protetti da griglie e infatti non solo vengono divelti, ma poi lasciati lì sui marciapiedi per settimane e mesi (fino ad arrugginirsi) a rappresentare un pericolo costante per i pedoni; qui non solo la gente gira in moto senza casco, ma vanno in tre su uno scooter o posteggiano in terza fila o sui marciapiedi e qui – malgrado i vigili urbani ci siano, diversamente da Librino – nessuno dice niente e anzi fingono di non vedere forse perché così poi passano gli addetti della Sostare perché il Comune è talmente stupido da pensare di risanare con le multe un deficit di bilancio milionario creato da Scapagnini (e dalle spese pazze con le sue puttane allegre e le loro compagnie di ballo, diventate incazzate quando hanno scoperto che l’imbonitore napoletano gli aveva fatto il pacco) e incrementato dall’inettitudine di Stancanelli (l’ultima è stata il licenziamento ingiusto di un funzionario scomodo poi reintegrato dal giudice del lavoro, con notevole danno erariale); qui le case antiche (che un Comune serio e non in bolletta dovrebbe farsi un vanto di recuperare) vengono lasciate marcire finché crollano da sole giustificando così una bella licenza edilizia per un palazzone a più piani, possibilmente da far realizzare in “project financing” da qualche mafioso con la laurea; qui i marciapiedi, mai integri e sempre a rischio di frattura per i pedoni, sono disseminati di merda di cani mentre le strade sono piene di buche grandi quanto il cratere centrale dell’Etna che rischi ogni volta di rompere il semiasse dell’auto o di bucare una ruota. E non è possibile che sia solo stupidaggine o incapacità a governare: perché ci vuole l’intenzione e ci vuole una certa malefica abilità per ridurre una città in questo stato.
Ormai qui è persino inutile andare a Librino (che resta pur sempre una tragedia nella tragedia) per rendersi conto di quanto Catania sia abbandonata a se stessa, terra di conquista non tanto delle schiere di cani randagi che ne invadono indisturbati le strade (e comunque quelli che sporcano le strade sono i cani di razza dei cosiddetti signori) quanto di ben altre bestie fameliche che pensano soltanto a spartirsi consulenze e assessorati, a servirsi dei loro ruoli pubblici per le proprie faccende personali, a sistemare parenti e amici (Berlusconi docet) “prostituti” di voti mentre la gran parte dei cittadini non ha un lavoro ed è alla disperazione e giornalmente i lavoratori scendono in piazza terrorizzati dalla prospettiva di perdere il posto.
Altro che “quartiere difficile” e altro che griglie a proteggere i segnali stradali: qui le griglie dovremmo metterle tutt’intorno alla città, per proteggerla dai sui governanti. E da quelli che li hanno votati, non meno colpevoli.
Mi aspetto un servizio della Petix intitolato “Una città difficile”. Anzi, direi proprio impossibile.
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