mercoledì 9 marzo 2011

Il conte Ugolino e il pedaggio autostradale

La Spagna ci ha messo tre minuti: appena si è capito che uno dei primi effetti della cosiddetta “crisi libica” sarebbe stato l’aumento del prezzo del petrolio, ha messo in piedi un paio di misure semplici semplici per non fare ricadere tutto sulle spalle dei cittadini. Per esempio: ridurre il prezzo del biglietto del treno, così si incentiva l’utilizzo di quel mezzo. Oppure: abbassare il limite di velocità nelle autostrade, con un risparmio stimato del 15% di benzina e dell’11% di gasolio per ogni veicolo. E un’altra serie di cose simili: pochi punti concreti, alcuni a carattere temporaneo. Perché quando c’è un problema, non si cincischia: lo si affronta.
Cose normali che un governo normale – non necessariamente “comunista”, come sicuramente Berlusconi giudica quello (appena appena socialdemocratico) di Zapatero -, comportandosi con la diligenza del buon padre di famiglia, come si diceva una volta, mette in campo per tutelare i suoi concittadini.
Invece in Italia non soltanto il presidente del consiglio bacia le mani, tituba, tuba, non disturba, balbetta, si mette ad angolo retto, eccetera, ma ieri alla radio ho sentito il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, dire che quei provvedimenti non lo convincono e che i nostri tecnici “ci stanno studiando” . Ci stanno studiando? E quanto tempo pensano di impiegare? Cosa aspettano, la fine della nuova “missione di pace” che certamente vedrà questo governo di servi mettere a disposizione basi militari, uomini, armi, carburante a prezzi maggiorati per caccia e carriarmati?
Come se non bastasse, il Ministro ha aggiunto che i pedaggi autostradali li devono pagare tutti e, quando gli è stato chiesto a chi si riferisse, non ha avuto nemmeno il coraggio di parlare chiaro affermando che diceva così, in generale. A occhio, possiamo immaginare che la questione riguardi le autostrade siciliane o la Salerno-Reggio Calabria. Perché se dici “tutti” vuol dire tutti. Ora, a parte che poco più di un mese fa lo stesso Matteoli aveva escluso che si sarebbero pagati i pedaggi su quella che è ancora e da molti anni soltanto un’idea di autostrada calabrese, comunque suggerirei di fare il calcolo degli anni di costruzione e del numero di autoveicoli che hanno subìto ogni sorta di disagio a causa dei lavori mai finiti e fare pagare tutto alla ‘ndrangheta che ci ha messo le mani e ai politici corrotti che gliel’hanno permesso.
Quanto alla Sicilia, vorrei ricordare al ministro delle Infrastrutture che rispetto al piano autostradale dell’Iri risalente all’inizio degli anni Sessanta, non sono venute meno le ragioni per non far pagare il pedaggio: la Sicilia è sempre area depressa. Ed è sempre terra di rapina, da dove i giovani hanno ripreso ad emigrare esattamente come cinquant’anni fa, derubata da un governo nazionale che qui fa il pieno di voti e poi toglie i soldi per la ricostruzione agli alluvionati del messinese, derubata da un governo regionale che non crea posti di lavoro perché è più comodo pagare stipendi milionari a consulenti portatori di voti e ingrossare gli eserciti di schiavi ai quali promettere un lavoricchio per garantirsi la rielezione, derubata dalle industrie che se ne sono andate lasciando qui soltanto disoccupazione e inquinamento ormai irreversibile, derubata dalla mafia politica e imprenditrice che apre ricicla e richiude.
E dovremmo pure (e dovrebbero pure, i “fortunati” che per lavorare devono spostarsi da un capo all’altro dell’Isola e spendere metà dello stipendio in benzina) pagare il pedaggio per camminare su autostrade che sono una roulette russa? O dobbiamo pagare il pedaggio solo perché siamo nati in questa terra?
Qui al Sud - a seguito della cosiddetta “crisi libica” e degli speculatori del petrolio - la benzina è già arrivata a più di 1,6 euro al litro, siamo seduti su una polveriera (da un lato il gasdotto di Gheddafi, dall’altro la base militare americana di Sigonella), probabilmente partirà da qui gran parte dei militari che dovranno andare a morire in “missione di pace” – e cioè nell’ennesima guerra per i giacimenti petroliferi – e non per vicinanza ma perché i meridionali sono quelli che si arruolano di più (e, come se non bastasse, Bossi li vuole cacciare dagli Alpini) proprio perché sono quelli che hanno meno lavoro, e in più vorreste farci pagare il pedaggio?
Altro che buon padre di famiglia. Al confronto il conte Ugolino impallidisce.

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