lunedì 21 marzo 2011

Come in un film di guerra

Stanotte gli aerei passavano sui tetti. Troppo tardi perché fossero voli civili: erano quasi le due. Ho guardato la radiosveglia sul comodino, perché c’era qualcosa che non mi convinceva. A quell’ora non ci sono più voli di linea e poi il rumore era diverso, era quello dei film di guerra.
Da bambina devo averne visto uno che mi ha colpita particolarmente, perché soltanto da qualche anno sono riuscita a superare quel bisogno ingovernabile che mi scattava automaticamente ogni volta che sentivo un aereo volteggiare sulla mia testa: sono sempre riuscita a controllarmi, ma l’istinto era di nascondermi sotto il letto come si fa nei film di guerra quando ti stanno bombardando.
A un certo punto devo aver deciso di non guardarli più quei film e poi mi sono abituata a quel rumore, in questa terra in cui aerei ed elicotteri volteggiano fra le antenne dei palazzi alla ricerca di latitanti, in questa guerra continua che la mafia ha ingaggiato contro il futuro della Sicilia. A un certo punto non ci fai più caso: gli elicotteri ti ronzano intorno come zanzare, sollevi un po’ la testa, apri un occhio per vedere se è la Guardia di Finanzia, i Carabinieri o la Polizia, ti chiedi chissà chi stanno cercando. A un certo punto, in questa terra in cui non si viene mai a capo di niente, il rumore delle pale diviene la colonna sonora della tua vita e non ci pensi più ai bombardamenti.
Poi una notte ti svegli o forse non ti svegli e stai avendo un incubo, ma fatto sta che ripiombi nel film di guerra. Perché Sigonella è a un tiro di schioppo da casa tua, come Birgi lo è dalle case dei trapanesi e le bombe – quelle che noi nazioni guerrafondaie lanciamo sulla Libia e quelle che la Libia per ritorsione potrebbe lanciare su di noi – non sono affatto intelligenti, anzi: sono cretine. Cretine come quel deficiente frustrato che in Francia dichiara guerra a prescindere, per dimostrare di avere ancora i coglioni e ricorda tanto quel re d’Inghilterra - sbeffeggiato da Nino Ferrer – che “dichiara la guerra al re del Perù che non lo salutava più”; cretine come quel pazzo esaltato che fa collezione di soldatini di piombo e si eccita all’odore del sangue; cretine come il vecchio maniaco che prima bacia le mani e porge le terga e poi finge (finge e sono certa che prima ha telefonato a Gheddafi e gli ha spiegato che era tutta una finzione: come Totò Cuffaro deve avere concordato con gli amici boss – sperando di fare fessi i magistrati - i manifesti elettorali in cui annunciava che “la mafia fa schifo”) di condannare un dittatore con cui è in affari e il cui essere un dittatore non lo ha mai messo in imbarazzo. Le bombe sono cretine e non colpiscono i dittatori ma centrano in pieno bambini, donne incinte, giovani: colpiscono la vita e il futuro. Sì, certo, a questi che spacciano per missioni umanitarie le loro guerre per il petrolio, così come alla mafia che traffica in droga, importa solo il loro arricchimento. Ma io spero che un giorno il petrolio che hanno amato più dei loro figli e delle loro donne li stringa e li anneghi in un abbraccio mortale.

E ora sto per dire una cosa politicamente scorrettissima: intervistato dal Fatto, per spiegare l’assurdità e l’ipocrisia di una guerra fatta passare per azione umanitaria condotta con l’obiettivo di liberare un popolo oppresso da un dittatore - buona azione che non sfiora le potenze occidentali quando in gioco c’è la democrazia in un Paese nelle cui viscere non si trova il petrolio -, Gino Strada (con cui concordo su tutto, perché anche questa è una guerra di merda, nera come il petrolio) ha detto che è come se la Spagna decidesse di bombardare la Sicilia perché qui c’è la mafia. Ha dimenticato di aggiungere: “al governo”. E purtroppo anche nella pelle di noi siciliani, se è vero il risultato agghiacciante di un sondaggio condotto fra un migliaio di studenti dal quale emerge che Falcone e Borsellino erano due polli, che la mafia non esiste e se esiste bisogna conviverci. E allora, sì: che la Spagna ci bombardi, perché siamo irredimibili e la responsabilità è collettiva dal momento che a un dittatore/governatore che frequenta i boss e ha fatto le sue fortune sulle clientele corrisponde un popolo che si compiace della propria sudditanza. Finché non annegherà nel petrolio. O nella merda mafiosa, che è lo stesso.
In quel caso non ci sarà bisogno di mettersi sotto il letto a proteggersi dalle bombe, tanto siamo già tutti morti.

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