domenica 13 gennaio 2013
Milano vicino alla Sicilia
"Milano vicino all'Europa, Milano che banche che cambi" - come diceva, con consueta sottile ironia, Lucio Dalla - o Milano vicino alla Sicilia?
A giudicare dalle parole pronunciate oggi - in perfetto stile mafioso - dall'ex sindaco Gabriele Albertini, candidato al Senato del "moderato" servo dei banchieri, si direbbe piuttosto la seconda che hai detto.
Albertini ce l'aveva con Formigoni (altro bel tomo) che lo accusava - da che pulpito! - di essere un poltronista e lo ha "avvertito" con queste parole: "Non mi inquieti troppo perché posso fare dichiarazioni che lo metterebbero a terra e lui sa di cosa sto parlando". E, se non bastasse, ha aggiunto: "I colloqui che hanno riguardato alcuni argomenti molto vicini a lui sono avvenuti nel mio ufficio e sappiamo di cosa sto parlando".
Fosse successo in Sicilia, tutti avrebbero gridato all'avvertimento mafioso. E in effetti di questo si tratta. Mi piacerebbe sentire cosa ha da dire in difesa del suo candidato di punta in Lombardia il presunto integerrimo professor Monti e mi piacerebbe che l'uomo del loden mi spiegasse perché Albertini, se sa delle cose su Formigoni, perché non è corso subito in procura a denunciarle come farebbe qualunque onesto cittadino e come dovrebbe fare un uomo delle istituzioni, invece di conservare la pezza "pi quannu veni u purtusu" e usarla come l'ultimo dei ricattatori.
Ora ci manca solo che Casini, l'altro rispettabile alleato di Monti, metta l'ennesima mano sul fuoco a testimonianza dell'integrità di Albertini, come aveva già fatto con il suo amico Totò da Raffadali, momentaneamente residente a Rebibbia.
E poi dicono che non è vero che la mafia si è trasferita al Nord.
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