domenica 3 maggio 2015

Un sacco bello

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Alla fine il coglione ha ritrattato, come un pentito codardo o millantatore.
Il coglione, autoproclamato, sarebbe il ragazzino che il giorno delle devastazioni a Milano ad opera di infiltrati nella manifestazione NoExpo, sosteneva la giustezza di quelle azioni e anzi era dispiaciuto perché non aveva qualcosa in mano per spaccare tutto.
Con quel suo sguardo inespressivo, quell'ondeggiare depresso da studente impreparato all'interrogazione, quel ruotare psicotico del capo, quella sfilza compulsiva di boh e cioè: se fosse stato romano, Verdone ci avrebbe imbastito la trama di un intero film.
"Quando c'è casino mi metto lì in mezzo, faccio casino anch'io", diceva il coglione autoproclamato, ripetendo frasi contro i politici che mangiano, probabilmente sentite dire a casa da suo padre.
Lo stesso padre che - a dire dell'autoproclamato - si è incazzato quando ha visto il figlio sostenere quelle cose in tv o più probabilmente si è reso conto che si sarebbe beccata una denuncia e gli ha fatto imparare una bella poesiola riparatrice da recitare a memoria a favore di telecamera. Per spiegare al mondo che lui là c'era andato perché un amico gli aveva detto che c'era questa manifestazione, come se si trattasse di imbucarsi a una festa, fare un po' di baldoria, rimorchiare una ragazza e perderla di vista.
Recita da saltimbanco, a cui si è prestato il solito giornalista suggeritore chiedendogli se avesse pensato di offrirsi per dare una mano a pulire. E lui: "Certo, anzi grazie per avermelo detto". Cioè, boh, 'nzaccobbello.

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