venerdì 22 maggio 2015

Google, ergo sum

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Su un muro della mia città a votazione turistica (nel senso del turismo elettorale di politici, cittadini e giornalisti da una coalizione all'altra) questa mattina è stata avvistata una di quelle lapidi che solitamente indicano i nomi delle strade, ma con questa scritta:
HTTPS://WWW.GOOGLE.IT/MAPS/@37.512329, 15. 079126, 3A, 75Y,167. 12H, 77. 08T/DATA=!3M4!1E1!3M2!1S80ONFZH2G6IP14LRGTU28W!2EO!6M1!1E1
Indica la posizione su Google maps e fin qui ci siamo.
Ma - a parte la faccia che farebbe una vecchietta sicura che siano sbarcati i marziani - non riesco a capirne l'utilità. Se ci sei arrivato, sai dove sei e quindi non serve; se devi partire da lì e non sai come raggiungere un altro posto, prendi lo smartphone, vai su Google maps, scrivi i nomi del luogo di partenza e di quello di arrivo e in pochi secondi ti fai dare l'itinerario come hanno fatto finora tutti i comuni mortali tecnologici.
Qualcuno ha ipotizzato che serva a fare vedere ai turisti quanto siamo diventati europei. Ho cronometrato e i tempi non possono che essere da treno a carbone, anche se sei una dattilografa provetta e dando per assodato che non ti distrarrai neanche per un secondo: per trascrivere quella stringa ci vogliono cinque minuti esatti. Nel frattempo la batteria dell'iphone si è scaricata, ti hanno scippato (soprattutto se sei un turista) ed è venuto giù un acquazzone di quelli che ti fanno rimpiangere le buone vecchie cabine telefoniche dove ripararsi dalla pioggia.
Quando invece sarebbe stato molto più umano fermare qualcuno e chiedere, perché poi la modernità, se non manovrata con cautela, a questo porta: a perdere il senso della realtà. Io vengo fermata costantemente dai turisti che mi chiedono informazioni, a volte sono io a fermare loro quando li vedo in difficoltà per chiedere se hanno bisogno di qualcosa: ci scambiamo gentilezze e ci facciamo grandi sorrisi. Può anche capitare che accada quel fenomeno magico e antico dello stringere amicizia. Molto simile alla magia di cercare il significato di una parola su un vocabolario di carta e perderti fra le pagine, scoprendo il mondo intero.
E invece no: Google, ergo sum.
Ma sono fiduciosa, saremo vendicati dalla giustizia del sottoproletariato: appena se ne accorgeranno, cominceranno a disegnarci su le minchie con la bomboletta. E lo faranno, statene certi: qui la minchia è un modo per salutare le novità e soprattutto è un segno distintivo, come la stretta di mano massonica.

P.S.: Non vi affannate a digitare, ve lo dico io: tutto quel rincorrersi di numeri, lettere e punteggiatura signfica che siete a Catania, in viale Regina Margherita.

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