mercoledì 6 maggio 2015

Per talea


Stamattina ho fatto un gioco. Ho provato a stilare un elenco delle cose che porterei con me se fra qualche tempo dovessi andare via da questa città maleducata e inutile, decidendo di lasciare la casa così com'è: mobili e impronte - umane e feline - compresi.
E allora: i vocabolari, dal Rocci al Robert, passando per il dizionario dei sinonimi che per me è un gioco bellissimo; il Lagarde et Michard, i gialli di Fred Vargas e tutta la narrativa francese; le commedie di Eduardo, Brecht e Goldoni; i libri degli affetti; Gramsci; il Capitale di Marx, anche se non sono mai riuscita ad andare oltre la prima parte del primo volume. Magari è la volta buona che riesco a leggerlo.
E poi: un posacenere comprato ad Ustica, le tazzine da caffè realizzate dalla mia amica ceramista, le casette di Positano, i cd del teatro di Toni Servillo, il kindle, il mio macbook dove c'è tutta la mia vita - le cose che scrivo e la musica che ascolto -, l'ipod, la mia bici. Con un paio di scatoloni me la cavo. Credo di non aver dimenticato niente di essenziale.
Ah, il cuore dite? Magari ne stacco un pezzetto sperando che si riproduca là per talea. Il resto lo lascio qui.

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