mercoledì 22 gennaio 2014

Sisto VI

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Il presunto onorevole Francesco Paolo Sisto, relatore della legge elettorale frutto della profonda sintonia fra il pregiudicato e lo spregiudicato, sostiene che il nome Italicum non va bene. Perché a molti è venuto in mente il parallelismo con la strage dell'Italicus e - sostiene Sisto - questo non va bene perché richiama un momento tragico per la democrazia. Ah, no? Strano, perché ci era sembrato proprio che stessero sterminando milioni di elettori.
Come non bastasse, egocentrico, narciso e autoreferenziale, Sisto rivendica la paternità di questa puttanata proponendo di darle il suo nome, latinizzato come si conviene a un merdellum elettorale à la page. Dunque: Sixtus.
E, giusto per metterci il carico, l'omofobo Sisto - firmatario con i parlamentari del Pdl di un documento contro il riconoscimento delle unioni gay -, al giornalista che gli chiedeva perché Sixtus e non Sixtum (per analogia con le precedenti leggi elettorali), ha risposto, più o meno testuale, fra lo sprezzante e l'ironico: "Perché è neutro e il neutro non mi piace". Degno esemplare italico di maschio/macho difensore di maschio puttaniere, frequentatore di mafiosi ed evasore fiscale.
Fosse per lui, oltre che a tutti quelli ai quali lo hanno appena tolto con questa legge, probabilmente ai gay leverebbe pure il diritto di voto.
Sisto VI il macho rivendica di portare il nome di un papa: qualcuno gli racconti la storia di Sisto IV.

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