mercoledì 10 agosto 2011

L'evasore B. e lo spot lombrosiano

Sarebbe davvero interessante sapere quanto è costato al governo italiano, e cioè a tutti noi, il grande imbroglio degli spot contro l'evasione fiscale commissionato alla Saatchi & Saatchi. Non foss'altro che per metterlo nella dichiarazione dei redditi e chiedere che ci venga detratto dalle tasse.
Ma come pensa di essere credibile un presidente del consiglio che non troppo tempo fa dichiarò che oltre una certa percentuale era morale non pagare le tasse? E come può esserlo uno che a ogni pie' sospinto non fa altro che vantarsi di essere un imprenditore, quando lo sanno anche le pietre che il prototipo dell'evasore fiscale in Italia è proprio l'imprenditore? Soprattutto se è scarso, e non solo come presidente del consiglio, tanto da aver bisogno di ricorrere a mezzucci, sotterfugi, illegalità e corruzione (ricordate le tangenti alla Guardia di Finanza, perché non indagasse su quattro delle sue aziende?) per far crescere la sua impresa.
E poi, li avete visti questi spot? Ma sì, ormai li hanno visti tutti. Il primo - quello che a poco a poco, come funghi, fa spuntare in un ospedale o in una scuola vuoti letti, medici, libri, insegnanti - sembra rivolto a bambini delle elementari, pure un po' scemi. Se siamo fortunati e se lo manderanno in onda per i prossimi vent'anni, spendendo tanti soldi che ci potrebbero stabilizzare tutti gli insegnanti precari, fra vent'anni qualcuno di quei bambini delle elementari un po' scemo forse avrà preso coscienza e abbiamo qualche speranza che - ammesso che il lavoro in questo Paese esista ancora - cominci a pagare le tasse sui frutti del suo lavoro in modo che i suoi figli o i suoi nipoti possano frequentare scuole che non crollano e ospedali che funzionano.
Quanto all'altro, quello del "parassita", se la scelta lombrosiana degli ideatori (sguardo torvo, orecchie puntute, barba ispida, praticamente un avanzo di galera o una via di mezzo fra Uriah Heep e Giorgio Albertazzi che si riempie di peli trasformandosi da Dottor Jekill in Mister Hyde) voleva indurre alla riprovazione sociale, questi è meglio che cambino mestiere. Perché a quanto sembra non hanno mai visto un evasore fiscale. E allora, forse è il caso di fargli un disegnino. Di solito l'evasore fiscale è un professionista piacione, affabile, ben vestito e che conosce le "buone maniere": sorride, ti fa il baciamano e intanto te la mette nel culo guardandosi bene dal rilasciarti la fattura e quindi dal contribuire alle spese di tutti. Oppure ha il volto amichevole e un po' sbruffone del commerciante che - sia che debba venderti mezzo chilo di pane o una Maserati - ti fa lo scontrino le prime due volte ma già alla terza pensa che il vostro rapporto di affiatamento sia tale da promuoverti suo complice: che nel caso dell'acquirente della Maserati è probabile, dal momento che nessuno che lavori onestamente si arricchisce a tal punto.
Io un'idea di spot credibile contro l'evasione fiscale (ma per essere veramente credibile bisognerebbe che questo governo si trasferisse in blocco alle Cayman) ce l'avrei: qualche giorno fa, dopo che qualcuno ha dato a fuoco agli uffici comunali di Piana degli Albanesi e che il rogo è stato attribuito alla ritorsione di qualcuno contro una presunta azione dell'amministrazione comunale contro gli evasori (molto presunta, trattandosi di una giunta di centrodestra), un tg ha intervistato alcuni anziani del paese e tutti, senza un attimo di esitazione, hanno detto che le tasse si devono pagare. Pensionati, che non hanno bisogno di uno spot pagato fior di quattrini dei contribuenti per sapere che se tutti pagano le tasse si possono costruire scuole e ospedali e pagare quelli che ci lavorano. Ecco, avrebbero potuto usare quelle interviste come spot. A gratis. Che questo Paese non ha bisogno di buttare (altri) soldi in cosiddette pubblicità istituzionali.

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