Quand'erano piccole, mia madre e mia zia, litigando a sangue come spesso accade fra sorelle e fra fratelli ma non essendo di moda allora le parolacce e soprattutto non essendo consentito alle "femminucce" di pronunciarle, ne avevano inventata una tutta loro, sintesi della cosa più spregevole, obbrobriosa, terrificante, nauseabonda, infamante, disgustosa: era Pierandrei. Sì, Pierandrei: loro quando si dovevano insultare di brutto si davano del Pierandrei. Che poi altro non era se non il nome commerciale dell'olio di fegato di merluzzo che erano costrette a mandare giù per esorcizzare l'atavico fantasma del rachitismo che da secoli turba i sonni delle mamme sicule. Ed accadendo tutto ciò negli anni Trenta, una certa assonanza con l'olio di ricino attribuiva un surplus non indifferente all'insulto.
A me e a mia sorella veniva consentito al massimo ma con un certo raccapriccio un "cretina" e quando - come la gran parte di quelli diventati adolescenti fra gli anni Sessanta e Settanta -, durante le nostre litigate, cominciammo a sfancularci e darci della stronza, mia madre se avesse potuto ci avrebbe preso a male parole pur di non veder fiorire dalle nostre labbra termini "poco adatti" a delle bambine. Finì di inorridire il giorno dell'ormai celeberrimo "ococcoddiottavocadendo" pronunciato proprio davanti a lei da Carletto ad appena due anni: "Ma chi gliele insegna certe cose al bambino?". Sottinteso: my god!
Beh, vi devo dire che meno male che io e mia madre non andiamo spesso al mare insieme perché - malgrado sia una donna molto forte -, data la sua età e dal momento che non ha mai deposto le armi nella sua solitaria battaglia contro l'insulto, non credo che avrebbe retto stamattina nel sentire quello che ho sentito io mentre ero in spiaggia e nel dover constatare a quale livello di degrado, di immoralità, di perversione, sia arrivato il linguaggio dei bambini. Pensate, un bimbo di circa otto anni si è rivolto a un suo coetaneo durante una violenta litigata e gli ha detto la più spregevole, obbrobriosa, terrificante, nauseabonda, infamante, disgustosa delle parolacce: "Sei un Berlusconi".
Confesso che anch'io sono rimasta un po' turbata e ho pensato, scandalizzata, proprio come mia madre: "Ma chi gliele insegna certe cose ai bambini?!"
P.S.: Guardiamola da un altro lato: se Berlusconi è già diventato una parolaccia, abbiamo ancora qualche speranza. E magari prima o poi qualcuno lo ridurrà in minuscole capsule gelatinose simili a quelle all'olio di fegato di merluzzo che io davo a Carletto quand'era piccolo per farlo crescere.
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