martedì 30 agosto 2011

La chiamano manovra finanziaria, ma è il gioco delle tre carte

E figurati se facevano uno sgarbo ai commercianti-slash-evasori che, insieme ai mafiosi, sono rimasti i loro unici elettori! No, che non l'aumentano l'Iva, così come non salirà la percentuale del cosiddetto contributo richiesto ai grandi evasori per riportare a casa i capitali "emigrati" che - secondo Berlusconi - avrebbe dovuto incrementare un vergognoso 5% con un altrettanto vergognoso +2% invece di confiscargli i beni come si fa con i mafiosi, sbatterli in galera e prenderli a calci in culo per il resto della loro vita per avere derubato il Paese del suo futuro, cioè dei soldi che servono per pagare i medici e gli insegnanti e costruire ospedali e scuole, per esempio.
Questo ha prodotto la contromanovra di un governo guidato da due cervelli in avanzato stato di decomposizione che però, lucidamente, non perdono di vista il loro obiettivo: farsi gli affari loro, favorire i criminali, punire l'onestà. Tagli che non sono tagli, privilegi che restano privilegi. E in più qualche vendetta, perché le tasse invece le faranno pagare alle cooperative che (a parte qualche situazione patologica, come le cosiddette coop rosse che hanno preferito uniformarsi allo stile di vita della mano nera) in questo Paese di disoccupazione hanno avuto il merito - da una quarantina d'anni - di dare ai giovani uno strumento per costruirselo da soli un posto di lavoro.
Per scendere nel particolare, vogliamo vedere alcuni dei punti che ieri hanno modificato o finto di modificare la manovra finanziaria varata un paio di settimane fa? Mi limiterò soltanto a due perché sono quelli che vengono spacciati come la panacea di tutti i mali dell'attuale crisi economica e che non solo non la risolveranno, ma non la risolveranno in breve tempo. E preciso che le mie sono considerazioni senza pretesa di scientificità o di qualche competenza particolare.
Cominciamo dalla cosiddetta casta e ben gli sta a tutti quelli che, partendo da giuste considerazioni di carattere generale, strumentalizzano il problema con foga iconoclasta soltanto nell'inconfessata speranza di trovare uno strapuntino per sé. No, lo strapuntino non lo troverete, per il semplice fatto che la casta (casta bipartisan o forse monopartisan - solo dalla parte dei criminali -, dal momento che questa era anche una proposta del Pd e in particolare di Walter Veltroni: quello che ha consegnato il Paese a Berlusconi su un vassoio d'argento e ha ammazzato la sinistra) non ha ridotto i privilegi, ma i "posti di lavoro". Cioè forse e chissà quando, dal momento che dovrebbe trattarsi di una riforma costituzionale con i soliti due passaggi ciascuno per Camera e Senato che dunque richiederà tempi lunghissimi, dimezzerà il numero dei parlamentari mentre il loro stipendio e tutti i loro vantaggi resteranno inalterati a consentire il mantenimento di quella macchina elettorale fatta di clientes, mercenari e servi per vocazione che poi garantiranno la riconferma a vita del posto in Parlamento anche senza meriti. Vuol dire, se non fosse chiaro, che questi diventeranno sempre più ricchi e potranno mantenere così all'infinito o forse passarselo di padre in figlio il loro seggio diventato ormai un trono. Vuol dire, se non fosse chiaro, che torniamo all'elezione per censo (con la differenza, rispetto a quasi un migliaio di anni fa, che forse allora fra i ricchi c'era qualche signore illuminato) e che gente del popolo - e nemmeno tribuni del popolo - dal Parlamento non ci passerà più neanche da fuori.
E adesso parliamo dell'abolizione di tutte le province. Un'altra delle barzellette del segretario nazionale dei pianisti di piano-bar: di quelle a base di figa e culo che fanno ridere soltanto i bambini di terza elementare. Vorrebbero, di grazia, lor signori, spiegarmi in termini pratici come verranno abolite tutte le province dando così un contributo di rilievo alla soluzione dell'attuale (ripeto: attuale) crisi economica? Ora, a parte che qualunque azienda non è che dall'oggi all'indomani chiude a chiave e se ne va. Nemmeno qualunque persona: se traslochi, prima di chiudere casa definitivamente e andartene in un altro quartiere o in un'altra città, paghi la bolletta della luce e quella del telefono, saldi il conto al panettiere, versi l'ultima rata del condominio. A meno che non sei un truffatore. Dunque è evidente che strutture così elefantiache non le dismetti dall'oggi all'indomani. In più, c'è un piccolissimo particolare: i dipendenti. Facendo una stima a naso, si tratta di centinaia di migliaia di persone a cui bisognerà trovare (nel Paese della disoccupazione al 10%, che però sale al 30% se si parla di giovani) un posto di lavoro alternativo. E allora, a parte i prossimi alla pensione per i quali si potrebbe trovare una soluzione di "accompagnamento", gli altri che facciamo, li ammazziamo tutti? E' realistico che dovranno essere riassorbiti in altri enti pubblici. E questo, al mio paese, non si chiama soluzione alla crisi ma gioco delle tre carte. Performance di eccellenza degli imbonitori. Che vogliono farci credere, spostando rapidamente l'asso da una parte all'altra, di avere risolto la crisi. D'altra parte, per anni il presidente del consiglio ha continuato a dire che la crisi era solo psicologica mentre appena qualche giorno fa il ministro dell'Economia ne parlava come fosse un video-gioco, quindi una cosa virtuale. La crisi "psicologica" è già da molto tempo fame nera per una schiera sempre più folta di italiani e bisogna stare attenti a giocare con il fuoco della disperazione della gente: perché prima o poi - spero prima possibile - queste persone che non possono più andare a fare la spesa vi faranno un culo così. E non solo virtualmente.

Nessun commento:

Posta un commento