sabato 13 ottobre 2012

Chiediamo scusa ai bambini

Credo che noi tutti genitori separati dovremmo chiedere scusa ai nostri bambini e attraverso loro a Leonardo. Perché forse pochissimi, lasciandosi con rancore, sono riusciti a tenerli fuori da ripicche, ricatti e dispetti. Gli altri, con sfumature diverse e a prescindere da livello culturale e condizioni economiche, siamo riusciti a dare il peggio di noi: alcuni magari con il nobile intento di richiamare maggiore attenzione proprio sui figli da parte del genitore distratto, altri perché hanno sempre gestito il matrimonio come un contratto e alla "rescissione unilaterale" rispondono con la pretesa del risarcimento del danno (che poi, dovrebbe essere l'Amore a farci causa, a tutti, per averlo ridotto una schifezza commerciale). Ma il peggio del peggio lo abbiamo visto in questi giorni in tv, con le riprese (provvidenziali) del bambino che viene trascinato via a forza, tirato per i piedi dal padre e per le braccia da un poliziotto, squartato come un animale da macello, in perfetto stile poliziesco americano. Che, ahinoi, non è solo un film ma un'impostazione di vita: potenza, violenza e arroganza, nei confronti dei paesi più deboli, delle classi sociali più deboli, dei bambini più deboli. America. Certo bisognerebbe conoscere la storia e i retroscena prima di parlare, ma non può non colpire che entrambi i genitori siano persone di cultura, lei farmacista e lui avvocato (ma la laurea per il mestiere più difficile del mondo non l'hanno ancora inventata), e non può non suscitare perplessità soprattutto il fatto che questo bambino - pur avendo ben due genitori - venga affidato a una casa-famiglia, per di più come alternativa più umana all'orfanotrofio, come ho sentito dire da qualche esperto intervistato. Orfanotrofio? E perché orfanotrofio, se il bambino orfano non è? E perché la casa famiglia? Perché affidarlo ad estranei e privarlo dell'affetto non solo di un genitore ma anche di nonni e zii? Nella sua famiglia sono tutti dei criminali incalliti che lo violentavano e gli spegnevano sulla carne le cicche di sigarette? E perché il bambino, che ha dieci anni, quindi sufficientemente in grado di capire cosa desidera, non è stato ascoltato quando si è trattato di affidarlo a uno dei due genitori? E comunque, anche se fosse stato il padre quello ritenuto più adatto dai giudici, dopo quella violenza documentata non sarebbe il caso di rivedere il giudizio? Non è per buttarla sempre in politica, ma questa cosa mi fa pensare a un ex comunista, non più comunista dopo essere stato in Russia e avere visto "gli orrori del comunismo", che adesso si bea del suo appartenere alla cosiddetta superiorità occidentale. Ne vogliamo parlare degli orrori del capitalismo che a Taranto mette in atto uno sterminio di massa con il ricatto del lavoro? E ne vogliamo parlare dell'arroganza di poliziotti del civile mondo occidentale che - a Genova nei confronti di manifestanti pacifici e a Cittadella in quelli di un bambino di dieci anni - si comportano verso altri esseri umani come nel XVI secolo i conquistadores fecero con gli indios? Dobbiamo chiedere scusa ai nostri bambini, perché troppo spesso li usiamo come armi improprie per i conflitti fra adulti e per averli messi nelle mani di una società di mostri che si credono semidei.

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