domenica 27 febbraio 2011

I valori della famigghia

Niente matrimoni gay, no all’adozione per i single e libertà per i genitori di non iscrivere i loro figli alla scuola pubblica, dove “gli insegnanti inculcano ai ragazzi valori diversi da quelli delle loro famiglie”. Ora, come sempre, sfidando il ridicolo e le registrazioni audio e video, il Presidente del consiglio dice che le sue parole sono state travisate, solite strumentalizzazioni dei comunisti che lui vede dappertutto.
Ma tutti noi, tutti noi che abbiamo fatto la scuola pubblica e tutti gli insegnanti – precari, sottopagati, licenziati, bistrattati, vittime del razzismo leghista – che ogni giorno continuano con passione e dedizione a fare il loro lavoro e con la consapevolezza del loro altissimo ruolo sociale, tutti noi lo abbiamo visto il cane rabbioso, come il suo amico e socio Gheddafi che vomitava parole di odio contro gli oppositori invitando i suoi fedelissimi ad ucciderli; tutti noi abbiamo visto Berlusconi al congresso dei Cristiano riformisti sbavare disprezzo contro gli insegnanti, oltre che contro i single desiderosi di adottare un bambino e contro le coppie gay: un tris d’assi per riconquistare il consenso delle gerarchie ecclesiastiche (costrette dai fedeli a prendere, almeno formalmente, posizione contro il basso impero) e ottenere la “contestualizzazione” del bunga bunga facendo intravedere i fiumi di denaro che le sue parole potrebbero far scorrere all’interno della chiesa cattolica.
Che schifo. Non mi vengono altre parole: lei, presidente, indegno presidente, mi fa solo vomitare.
D’altra parte, è sufficiente un ragionamento concatenato, un sillogismo, a partire dalle scuole che hanno frequentato Berlusconi e altri che hanno assassinato il nostro Paese.

E allora vediamo:

Berlusconi Silvio – corruttore, amico di mafiosi, pedofilo, pluridivorziato: maturità classica al liceo salesiano Sant'Ambrogio di Milano;

Cuffaro Salvatore – mafioso: scuole medie e superiori al collegio salesiano "Don Bosco" di Palermo;

Gelmini Maria Stella – quella che non conosce il plurale di carcere: diplomata al liceo privato confessionale "Arici" di Brescia;

Lombardo Raffaele – frequentatore di capimafia, ma solo “per ragioni politiche”: liceo classico ai Salesiani di Catania;

Bossi Umberto – indagato per attentato alla Costituzione e associazione di carattere militare: diploma di perito tecnico elettronico presso la scuola per corrispondenza “Radio Elettra”;

Minetti Nicole – indagata per sfruttamento della prostituzione: laureata all’università privata “Vita-Salute San Raffele” di Milano;
La Russa Ignazio – picchiatore fascista, guerrafondaio: diplomato in un college (dunque, privato) della Svizzera tedesca;

Dell’Utri Marcello – mafioso: ha studiato in collegio a Palermo, prima dai Salesiani e poi dai Gesuiti;

Riina Salvatore – mafioso: analfabeta;

Mangano Vittorio – mafioso, “eroico” protettore di Berlusconi: ha fatto solo tre anni di istituto tecnico industriale;

Provenzano Bernardo – mafioso: analfabeta.

Sicuramente tutti questi sono fedeli ai valori della famiglia. Anzi, della famigghia.

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