mercoledì 9 febbraio 2011

Catania, il mezzo sindaco e le ordinanze che non ordinano

Premessa: io me ne sbatto perché cammino a piedi. E peggio per quelli che prendono la macchina per fare cinquanta metri: si stressano, sfiorano l’infarto, rischiano il licenziamento perché arrivano in ritardo, inquinano, spendono soldi di benzina, vengono estorti dai posteggiatori abusivi e in più gli vengono il culo grosso e la cellulite.
Detto ciò, mi chiedo quale sia la “ratio” in base alla quale un sindaco (un sindaco part-time, in realtà, dunque un mezzo sindaco, visto che parliamo di quello di Catania: Raffaele Stancanelli), essendoci una domenica in mezzo, fra la festa della patrona dei cattolici cittadini e il lunedì di rientro al lavoro, decide di cominciare le operazioni di pulizia delle strade dalla cera - che i selvaggi hanno sparso per ogni dove - proprio nella prima giornata della settimana e nelle ore di punta, chiudendo quindi al traffico automobilistico le vie principali e proseguendo nelle ore di punta dei successivi giorni lavorativi.
Chiuse al traffico via Etnea e via Caronda per rimozione della cera, da lunedì mattina Catania è un inferno: le strade laterali sono ricoperte di strati di automobili, gli autobus sbucano dai posti più impensati facendo i percorsi più impensati, con evidenti disagi per chi li aspetta alle fermate consuete, i gas di scarico concentrati nell’aria sono talmente concentrati e “solidi” (lo so: se un gas è un gas, tutto è fuorché un solido, ma vi assicuro che è così) che li puoi toccare e ne fanno le spese anche quei pochi cittadini catanesi che hanno scelto di non inquinare e di non incrementare la confusione. Perché il sindaco à demi non ha disposto la pulizia delle strade per domenica (che, magari, qualcuno avrebbe pure evitato di scivolare durante una passeggiata in bici o a piedi) e per le ore notturne, quando la chiusura delle strade avrebbe provocato certamente meno disagi? Perché non ha avvertito in tempo e adeguatamente i cittadini catanesi? Ma, soprattutto, visto che nei giorni precedenti la festa aveva emesso un’ordinanza per vietare l’uso della cera (affrettandosi a dire, comunque, che la città non sarebbe stata militarizzata) e dei pericolosissimi barbecues arrangiati troppo artigianalmente per arrostire la salsiccia, perché già che c’era non l’ha fatta rispettare? Forse perché i suoi devotissimi concittadini che se ne fottono delle regole sono suoi elettori e proprio in quanto tali se ne fottono delle regole e proprio in quanto se ne fottono delle regole sono suoi elettori e comunque le regole vanno fatte solo per il gusto di contravvenire?
Oppure l’ordinanza l’ha fatta solo per pararsi il culo nel caso in cui qualche povero cristo ci lasciasse la pelle come è successo l’anno scorso? No, perché non so se qualcuno se ne ricorda, ma il comune di Catania – a causa dei debiti paurosi contratti dall’amministrazione Scapagnini-Lombardo e che Stancanelli non è stato in grado di sanare – da anni, come sanno tutti coloro i quali si sono rotti qualcosa finendo a piedi o in moto nelle buche delle strade catanesi, non ha i soldi per rimborsare questo genere di danni.
Dopo di che una “velina” (non nel senso berlusconiano, ma in quello mussoliniano, anche se di questi tempi le cose si confondono) ci ha spiegato che centinaia di operatori sono al lavoro già da giorni per togliere la cera ed evitare incidenti. Che, ovviamente, si sono già verificati, perché la cera è ancora lì e non sono poche le persone per le quali la via Etnea si è trasformata in una sgraditissima pista da sci con ruzzolone finale; mentre le gomme delle auto continuano a cigolare sinistramente come le porte di un castello popolato da fantasmi e ti aspetti di sentire il botto da un momento all’altro.
Intanto però ho sentito una specie di assessore, intervistato da Rai regione, rispondere in tono canzonatorio, qualcosa del genere: beh, le ordinanze si fanno….ma servono a cominciare a parlarne, per abituarsi all’idea.
In Sicilia si dice: “A squagghiata da nivi, si vidunu i purtusi”. Qui la neve – in questo caso, la cera - ancora non sono riusciti a scioglierla, ma i buchi si vedono tutti: quelli dell’incapacità di governare; di affrontare un’emergenza che tale non è visto che si ripete ogni anno; di approntare un piano per il traffico per ridare un po’ di respiro a una città soffocata da tutto (dalla disoccupazione all’inquinamento); fino a quella voragine che è l’istituzionalizzazione del senso di indulgenza verso l’illegalità. Già…le ordinanze si fanno…giusto per gradire, ma poi ci si fa una risata sopra e peggio per chi ancora nelle regole ci crede.

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