martedì 27 luglio 2010

Grande partito liberale?

Gianfranco Fini è intervenuto ancora una volta a gamba tesa nelle polemiche interne al Pdl per difendere Fabio Granata - attaccato dai forzisti del suo partito per avere detto che nella maggioranza c'è qualcuno che si oppone alla lotta alla mafia - affermando a chiare lettere che nel Pdl la questione morale c'è eccome. E aggiungendo che «Quando si pone la questione morale, non si può essere considerati dei provocatori, né si può reagire con anatemi, o minacciando espulsioni che non appartengono alla storia di un grande partito liberale di massa come lo abbiamo immaginato». Tutto giusto, tutto perfetto, se non fosse per qualche dettaglio. Primo: onorevole Fini, quando ha deciso di chiudere An e confluire nel Pdl, lei non aveva mai sentito parlare, per esempio, di Marcello Dell'Utri? E non le era mai capitato di leggere su un giornale che un tal Vittorio Mangano, mafioso, pluriomicida, nonché culo e camicia con il suddetto Dell'Utri, viveva ad Arcore nella villa di Silvio Berlusconi, ufficialmente con il ruolo di stalliere? Suvvia, presidente, va bene che il "fini" giustifica i mezzi, ma non mi faccia quello che casca dal pero! Secondo: nel definire il Pdl, su tre parole ne ha sbagliate due. Ma come si fa a parlare di storia? Come si fa a fare la storia a partire da un predellino? Lasci stare la storia parlando del suo nuovo partito: al più, date le abitudini del suo leader, potrebbe essere un'avventura. E come si fa a parlare di partito liberale? Onorevole, lei che ha cominciato a fare politica da giovane, quando la politica si faceva seriamente e per farla seriamente si studiava, lei che ai miei occhi resta sempre il pupillo di Almirante e dunque un fascista e dunque il peggio che possa esserci, ma certamente non c'entra niente con questa politica Cepu instaurata dal suo padrone,dovrebbe sapere che il liberalismo è altra cosa. E allora, per piacere, almeno usi altre parole. Per non offendere la nostra e la sua intelligenza.

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