domenica 17 agosto 2014

Argilla


A pagina 90 di un romanzo poliziesco ho trovato una poesia di una poetessa cinese vissuta fra il XIII e il XIV secolo. Mi piace molto il numero 90, per un calcolo tutto mio che non ho alcuna intenzione di svelarvi. E comunque lo trovo esteticamente perfetto: contemporaneamente lezioso, sensuale e austero. Elegante. Chissà perché lo hanno identificato con il concetto di paura.
Avrebbero dovuto associarlo all'armonia. E alla poesia, anche se io non amo il genere letterario: trovo che la prosa spesso sia più poetica. E non sopporto quelli che si atteggiano a poeti mettendo quattro rime insulse in fila o usando parole che puzzano di muffa: puoi farlo fra i 13 e i 15 anni al massimo. Dopo, sei solo un coglione. A meno che tu non ti chiami Dante Alighieri, Giacomo Leopardi, Jacques Prévert, Rainer Maria Rilke, o non sia uno di quei pochi cantautori (poeti) eccelsi che sanno esattamente in quale millimetro quadrato del mio corpo e dei miei pensieri mi si avvita un brivido.
E a meno che tu non ti chiami Guan Daosheng, poeta e pittrice cinese vissuta fra il 1262 e il 1319, la cui poesia - quella trovata a pagina 90 - è un tale sapiente miscuglio di sensualità, modernità e armonia da essere bella come fosse prosa.

Tu e io

Tu e io siamo davvero pazzi

uno dell'altra,

caldi come il fuoco del vasaio.

Dallo stesso pezzo

di argilla, la tua forma,

la mia forma. Ci schiaccia di nuovo

facendoci ridiventare argilla, la mescola

con acqua, riplasma

te e riplasma me.

E così io ho te nel mio corpo,

e anche tu avrai me nel tuo, per sempre.



Purtroppo non ho trovato molte notizie e nemmeno un'antologia di questa poetessa (se non in altre lingue), ma adesso so che ogni pagina 90, per essere perfetta, meriterebbe la plasticità idilliaca di due corpi che si fanno uno con parole semplici: prosa poetica, armoniosa e creativa come fosse argilla.

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