mercoledì 21 maggio 2014

Rabdomanti elettorali


Fanno tenerezza, come due vecchietti in cerca di futuro. Da qualche tempo si incontrano la mattina presto, sempre sulla stessa panchina, a parlare di politica. Smarriti.

"Ma sai che non mi dispiace il nuovo capo di quel partito?"
"Io so che è un destro".
"Ieri a Tribuna elettorale non sembrava"
"Non l'ho visto: ho cambiato per sentire quel cazzone degli 80 euro".

Così, tutte le mattine. Mentre parlano, ciascuno di loro con il proprio bastone traccia dei segni sulla terra, come un rabdomante in cerca dell'acqua, in attesa della vibrazione.
E un giorno l'attenzione si concentra sul fascio che si è candidato con i compagni e l'altro sul compagno che si è candidato con i fasci; un altro si parla di quel partito che per le amministrative si è diviso in tre; finché arriva il giorno che uno dei due esprime una quasi certezza: "Io sono orientato per...". Però sta' attento a non piazzare la bussola nel bel mezzo di una tempesta magnetica.

Cresciuti a pane e voto, il dovere civico che ti fa battere il cuore e tremare le gambe, ma il mondo che avevano conosciuto non esiste più; i residui dei partiti del mondo che avevano conosciuto non esistono più; i residui dei residui dei partiti del mondo che avevano conosciuto si dimenano scompostamente: all'interno dello stesso residuo ognuno dà un'indicazione di voto diversa e nemmeno se arriva Rubik con il suo orrore ungherese i colori tornano al loro posto. Altro che rompicapo!

"Dice che qualcuno ha intenzione di andare e annullare la scheda"
"Sì, lo so, ma non mi convince: mi sentirei come quei ragazzini che disegnano minchie sui muri dei cessi della scuola. E non c'ho più l'età. Mi sa che non vado: vengo qui, mi piazzo sulla panchina, apro il giornale e aspetto".

E manco io c'ho più l'età. Allora ci vediamo domani ai giardinetti, eh! E anche dopodomani e per i prossimi tre giorni. Naturalmente anche lunedì: così commentiamo i risultati.




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