mercoledì 15 agosto 2012

Allen il pensionato

Un mio amico cinefilo, dai modi gentili e che non dice quasi mai parolacce mi aveva avvertita: "Non è granché". Però in fondo si può fare perché all'arena ci vai anche per prendere aria, incontrare qualcuno che conosci, distrarti, avere (per un fumatore) l'impagabile piacere di fumare al cinema. E poi - pensavo - Woody Allen è sempre Woody Allen. Sono andata a vedere "To Rome with Love". Ebbene, io che non ho modi gentili e che dico quasi sempre le parolacce, traduco: è - come si dice a Catania - "'na malaminchiata". Di più: a parte un paio di battute "alla Allen", questa storia circolare in cui tutto alla fine borghesemente torna a posto, le famiglie si ricompattano, i matrimoni si ricompongono, ciascuno ritrova il proprio posto in società e il lavoro di sempre, ognuno torna a casa sua e ci si sottrae alle "tentazioni", insomma questo cinematografico cubo di Rubik sembra solo un pippone fatto alla città di Roma (il mio amico dai modi gentili aveva parlato di "cartoline") peraltro con il pagamento di un megapizzo all'Italia facendo lavorare attori di soap più o meno cessi. Ma forse è lo stesso Allen - in un tentativo di autoanalisi - a darci la chiave di tutto, attraverso il personaggio che interpreta: un pensionato che, pur di non accettare la sua nuova condizione, si inventa un lavoro da talent scout improbabile e ridicolo sentendosi gratificato quando i giornali usando termini colti che non capisce ("sono stato bocciato in latino") gli danno del "minus habens". O forse sono io la minus habens, che non capisco perché uno come Woody Allen, con tutti i suoi soldi e la sua intelligenza, debba fare un film con la Medusa. Come un pensionato o un Boldi qualunque.

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