venerdì 22 febbraio 2019

L'olocausto dei bambini

Il mese scorso, quando Malta teneva sequestrati i migranti salvati dalla Sea-Watch3, Luigi Di Maio ha affermato che l’Italia era pronta ad accogliere donne e bambini. Un modo per provare (inutilmente) a dare una lucidata alla propria coscienza e per fare la parte del poliziotto buono. Un esempio lampante di quanto le parole, separate dai fatti, restino nient’altro che aria fritta.
Perché i fatti, negli ultimi tempi, in Italia, sono che i bambini – migranti o percepiti come stranieri anche quando sono nati e cresciuti nel nostro paese –, grazie al governo giallo-verde monopolizzato da Matteo Salvini e popolato da odiatori di professione, subiscono lo stesso odio che travolge i loro genitori. E forse anche di più, perché hanno tutta la vita davanti e un sacco di tempo per dimostrarci di essere migliori di noi. Già, i trogloditi al potere si dicono a favore della vita, ma per loro la vita di questi bambini vale meno di una frittella.
E allora vediamoli questi fatti, a partire proprio dalle frittelle: è di poco più di una settimana fa l’uscita del fascistissimo consigliere comunale di Mantova Luca de Marchi, ex (?) esponente di Casa Pound eletto nelle file di Fratelli d’Italia, che annunciava la sua presenza al luna park della città per distribuire i dolci della tradizione locale ai più piccoli. Ma solo agli italiani. Con la motivazione che «le famiglie extracomunitarie… godono, per quanto riguarda l’infanzia, di numerose agevolazioni, mentre le famiglie mantovane troppo spesso devono rinunciare ai momenti di svago con i figli perché subissate di pensieri riguardanti le difficoltà finanziarie». Un modo come un altro per mettere gli uni contro gli altri, per scatenare l’odio e la guerra fra poveri.
Che infatti è arrivata, puntuale come un orologio extracomunitario, nel senso di svizzero, seminando veleno da una parte all’altra d’Italia. 
A Roma un bambino egiziano di 12 anni è stato picchiato e mandato in ospedale, solo perché egiziano, da un gruppo di ragazzi. A quanto si sa, gli è successo tre volte in due mesi e adesso lui ha detto alla mamma che vuole andare via perché ha paura.  
La storiaccia di Foligno è venuta fuori ieri anche se risale a un paio di settimane fa: un bambino nero costretto dal suo maestro a guardare fuori dalla finestra della classe per non essere guardato in faccia dai suoi compagni perché «brutto»; la sorellina, in un’altra classe della stessa scuola, chiamata «scimmia» dallo stesso presunto educatore. Che si è difeso parlando di esperimento sociale e chiamando in causa la Shoah. Forse si era dimenticato di avvertirli, però, perché adesso, come ha detto il papà dei due bambini, «i miei figli stanno male». Fra l’altro ha aggiunto che è la prima volta che gli succede dopo tanti anni che stanno in Italia. E questo qualcosa vorrà pur dire, a proposito del clima che è cambiato.
Ma c’è un’altra storia altrettanto brutta ed è di oggi, fresca di giornata, rancida e puzzolente come il razzismo. È successo ancora a Roma, città «multiculturale», dove un italiano di 29 anni ha aggredito e ferito alla testa un bambino rom di 11 anni perché sosteneva di essere stato derubato. Ora, a parte che tentare di uccidere un bambino per poche decine di euro non è esattamente legittima difesa e a parte che il bambino rom potrebbe benissimo essere italiano come il suo aggressore, vorrei fare un paio di riflessioni: il bambino è stato perquisito dopo essere stato medicato, come se non gli fosse bastato lo choc dell’accoltellamento, e questo tradisce l’equazione rom=ladri che forse alberga anche in chi in quel momento avrebbe dovuto preoccuparsi di non procurargli altri traumi (e comunque non aveva addosso i soldi che secondo l’uomo gli aveva rubato); l’uomo, che ha passato una notte in cella e già stamattina era a piede libero con obbligo di firma, prima di essere bloccato ha avuto il tempo di urlare il suo manifesto politico: «Voglio ammazzare gli zingari perché mi hanno rotto il cazzo». 
Qualcuno ha detto che quando le vittime sono bambini è segno che si sta abbassando ulteriormente l’asticella, ma forse non è abbastanza: se pensiamo che qualche mese fa a Lodi i bambini «stranieri» – per ordine della sindaca leghista Sara Casanova e con la benedizione di un prete che li ha paragonati alle «zecche dei cani» – sono stati esclusi dalla mensa scolastica e segregati altrove, qui siamo all’Olocausto, all’uccisione dei bambini, «inutili bocche da sfamare», perché alle cosiddette «razze inferiori» venga negato il futuro oggi come allora. Qui siamo al nazismo e, se continuiamo a fingere di non averlo capito, non si salverà più nessuno.


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