martedì 5 febbraio 2019

I mémoires di un casanova squallido

In Italia c’è un coglione che scrive libri. Beh, sì, in Italia ci sono molti coglioni che scrivono libri (e molte case editrici che li pubblicano, perché il coglione – si sa – è redditizio), ma è uno in particolare il coglione di cui voglio parlavi e di cui non vi dirò il nome per non fargli troppa pubblicità, perché da un paio di giorni circola in rete la foto di una pagina del suo cosiddetto libro. Che, a giudicare da quelle poche righe, si potrebbe intitolare Lo sborone, che comunque fa inevitabilmente e inesorabilmente rima con coglione.
Il tizio in questione infatti non disdegna di farci conoscere le sue avventure erotiche, qualcuna addirittura – come fosse una gazza ladra attratta dal luccichio dell’oro – suscitata dalla vista di un Rolex, e di fare nome e cognome delle donne che «si è fatto». Il capitolo si intitola «Fighe». La parte per il tutto. 
Ma io non mi accanirei tanto su di lui, che già ha la sventura di essere un coglione, anche se ha la fortuna di avere trovato una casa editrice attratta solo dal profitto che ha scelto di pubblicare il suo libro di merda. Perché – ammettiamolo (ammettetelo) – in fondo il poco signorile signore in questione non fa altro che quello che fanno molti uomini ai quali non dispiacerebbe affatto pubblicare un elenco del telefono di tutte quelle che si sono scopate o di farne manifesti 6x3 da affiggere per le strade e che, in mancanza, si accontentano di farlo, fra un rutto e una grattata di palle, durante una serata fra soli maschi. Tredicenni, anche se hanno sessant’anni.
A volte qualcuno più temerario si spinge anche oltre: ha appena finito di scopare e, siccome non fuma, invece di accendersi una sigaretta, prolunga il piacere accendendo la lista di quelle con cui è stato. Cioè, è lì ancora con lo sguardo languido da innamorato, l’occhio annegato in un mare di beatitudine che manco al centro benessere, e intanto però comincia a fare nomi e cognomi. «Fighe». La sua collezione di francobolli. Le teste di cervo appese alla parete. Trofei da mostrare a se stesso per convincersi di essere «un vero uomo».
Un po’ frustrato dal fatto di non poterlo fare pubblicamente, magari per via di un certo ruolo sociale da difendere, e oggi finalmente «vendicato» dal libro (!) di mémoires di un casanova squallido e tatuato a cui vorrebbe tanto somigliare. E a cui guarda con ammirata invidia perché finalmente qualcuno ha messo in pubblico i bassi istinti. Come Salvini, che ha fatto diventare programma di governo l’essenza di molti italiani: cattiveria, maschilismo, misoginia, voglia di vendetta e di rivalsa. Del resto, dev’essere per questo che il marito (in carica: al momento non ha nemmeno l’alibi di essere un ex) di Cécile Kyenge ha deciso di candidarsi con la Lega. E magari un giorno scriverà un libro in cui racconterà quanti «negri» ha menato.

1 commento:

  1. Tutto vero ma non riesco a provare grande considerazione per chi subisce il fascino di personaggi del genere.

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