martedì 28 luglio 2015

Peli superflui


Lorenzin, siediti che ti spiego un paio di cose. Io appartengo a quella categoria di donne (quasi tutte) che mettono la loro salute all'ultimo posto. Prima, sempre prima, ci sono il lavoro, i figli, il fidanzato, il partito, il marito, il cane, i gatti, la casa da pulire, i nipoti, insomma il mondo. Di solito, prendi un'aspirina e vai.
Ma arriva il momento in cui ti dici che non è possibile gestire il mal di testa quotidiano l'aspirina, vai dal medico ed entri nel vortice di esami e visite specialistiche dalle quali discenderanno altri accertamenti: probabilmente quelli che lei, ministra, ritiene non necessari perché servono a me - che ne farei volentieri a meno perché sono una rottura di coglioni e mi fanno perdere un sacco di tempo -, ma se fossero per lei che forse nemmeno li paga e forse non aspetta mesi per essere visitata scommetto che diventerebbero vitali.
Ora, dopo averci detto per decenni che la prevenzione è fondamentale, ci venite a dire che alcuni accertamenti sono "non necessari", unicamente per giustificare i tagli alla sanità che non scalfiranno i ricchi e vi consentiranno di continuare a non far pagare l'Imu ai vostri amici preti e a non stanare i vostri amici grandi evasori fiscali.
Sa, ministra, non necessario è se prendo un'aspirina effervescente l'unico giorno in cui non mi fa male la testa, soltanto perché ho voglia di una bibita gasata; ma se l'emicrania è costante qualche accertamento è necessario.
Le faccio qualche altro esempio: non necessari sono i manager della Sanità designati dal politico mafioso, i medici promossi in quota politica, i parenti e gli amici del medico o del manager visitati nelle ore di ambulatorio facendoli passare prima degli altri e senza nemmeno uno straccio di prescrizione. Cioè, tutto ciò che contribuisce allo spreco del denaro pubblico e che lo consente.
Per essere più chiari: non necessario è un governo che ogni giorno cancella un articolo della Costituzione. Anzi, più che non necessario direi che è proprio superfluo: come i peli della pubblicità.

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