lunedì 1 giugno 2015

Omissis


E' come se la radio francese (la tv non era così diffusa) nel 1954 avesse invitato in studio il giovane scrittore e compositore Boris Vian per fargli presentare la sua ultima canzone e gli avesse chiesto di cantare solo i primi due versi:

Monsieur le Président
Je vous fais une lettre.

Punto. Lasciando il resto alla libera immaginazione degli ascoltatori. Che, a parte pochi eletti, avrebbero potuto pensare che si trattasse della lettera di un tifoso al presidente di una squadra di calcio, di un azionista al presidente del consiglio di amministrazione, di un condomino al presidente dell'assemblea condominiale. Nemmeno sfiorati dall'idea che il destinatario fosse il presidente della Repubblica e che quella lettera dichiarasse guerra alla guerra.
Un po' come ha fatto ieri Fabio Fazio. Non ne poteva fare a meno, perché probabilmente si trattava di una marchetta, ma poteva "limitare il danno" (forse la casa editrice ha pagato poco) e così ha invitato in trasmissione Nino Di Matteo proprio nel giorno del silenzio elettorale, quando cioè non si possono fare i nomi dei politici. E lo ha avvertito: lo ha avvertito prima, dietro le quinte, e ha continuato ad avvertirlo durante tutta la breve durata dell'incontro, costringendo il magistrato più odiato dalla mafia (e dallo Stato) ad usare un cifrario a metà fra la lingua dei segni e la trascrizione di un verbale di interrogatorio piena di omissis.
Il fatto è che Di Matteo era lì a presentare il suo ultimo libro (scritto con Salvo Palazzolo), Collusi, dove i collusi con la mafia sono - oltre ad esponenti vari del mondo delle istituzioni - appunto e prevalentemente uomini politici.
Ma ieri quei nomi non si potevano fare ed è come se lo strapagato Fazio, incollato alla poltrona con l'Attak, lo avesse invitato per fargli dire cosa c'è scritto nella seconda pagina dopo la copertina: proprietà letteraria riservata, ISBN, prima edizione, eccetera. Poi, che oltre la quarta pagina si parlasse di rapporti fra mafia e politica o delle imprese di un alpinista, per Fazio era indifferente. Anzi, avrebbe preferito l'alpinista piuttosto che agitarsi sulla sedia come se avesse i vermi: nel timore che Di Matteo svelasse una verità che in campagna elettorale è coperta da omissis (non sia mai che gli elettori lo scoprono e votano per le persone per bene) e cioè che spesso e ancora adesso i politici sono collusi con i mafiosi. E che per questo la democrazia va a puttane.

Nessun commento:

Posta un commento