martedì 4 ottobre 2016

Il racket delle riforme avvelenate


Lettera a una mamma, da mamma a mamma, o da figlia a mamma, da mamma a nonna, fai tu, basta che mi ascolti: te devo di’ ‘na cosa. Perciò mettiti comoda e apri bene le orecchie. Tu hai un figlio, giusto? Certo, sennò che mamma saresti. Bene. Anch’io ho un figlio. Mia sorella ha una figlia. Ci sono mamme che di figlie e figli ne hanno due e anche tre (ché li hanno fatti prima che la ministra Lorenzin ci facesse passare la voglia). Non so se te ne sei accorta, ma l’Italia è piena di mamme. E quindi di figli. E quindi di mamme preoccupate per il futuro dei figli. Pure se hanno novant’anni e i loro figli ne hanno settanta – e dunque a spanne direi che hanno vissuto quando ancora non era passato di moda lavorare e poi andare in pensione -, le mamme sono preoccupate per definizione del futuro dei figli. E però ci sono mamme preoccupate per il futuro dei loro figli e mamme preoccupate per il futuro di tutti i figli di tutti. Io sono fra queste. Sì, lo so: chi te lo fa fare, pensa per te, coltiva il tuo orto. Gnafò. Io mi preoccupo per il futuro di tutti i figli di tutti. E perciò mi preoccupo quando mi dici che non sai ancora cosa farai alle prossime elezioni perché a tuo figlio hanno promesso un lavoro (e lo dici come se niente fosse, dando per assodato che la raccomandazione esista in natura). Dici che sono vendicativi. E ho idea che tu sappia benissimo cosa farai nell’urna, per evitare la vendetta.
Anche se non è detto che la tua scelta vada a buon fine: perché poi può essere che ci sia un figlio più figlio di qualcuno che conosce qualcuno e allora – malgrado tu abbia prostituito il tuo voto – tuo figlio se la pija in saccoccia. Il problema è che a pijassela in saccoccia, per colpa di tuo figlio e del tuo voto, saranno tutti gli altri figli: quelli a cui avrai regalato questo governo, che regalerà loro le buone scuole che gli cadono addosso, le leggi sul lavoro fatte apposta per licenziare, le operazioni di cataratta da pagare quando saranno diventati vecchi.
Ma da figlia ti dico anche un altro paio di cose che forse non immagini. La prima è che non è detto che tuo figlio ti chiederebbe un sacrificio simile. La seconda è che non è detto che tuo figlio voglia “vincere” un posto di lavoro per demerito, tuo e suo. Magari – ci hai pensato? – il lavoro lo vuole perché è bravo, oppure preferisce non averlo se deve pagare in dignità. Esistono, sai? Sembra strano ma esistono (e meritano rispetto) figli che la loro vita se la vogliono guadagnare per merito, che non si vogliono piegare. A volte grazie a genitori che li hanno allevati nella filosofia della schiena dritta, altre per reazione a genitori un po’ troppo inclini agli inchini.
Ti ricordi Libero Grassi? Ti ricordi che ai suoi tempi i commercianti non denunciavano i mafiosi che chiedevano il pizzo e che lui fu ammazzato perché fu lasciato solo, unico a ribellarsi al racket delle estorsioni? “Sono vendicativi”, dicevano. E per paura delle ritorsioni pagavano. Poi qualcuno ha cominciato a capire. E così è successo, per esempio, che qualche giorno fa a Corleone (a Corleone!) un grappolo di mafiosi di merda sia stato arrestato perché otto imprenditori hanno ammesso di avere pagato il pizzo. Pensaci: si può dire no al racket delle estorsioni e si può dire no al racket delle riforme avvelenate e alla paura delle ritorsioni. Io il 4 dicembre dirò no al racket delle riforme avvelenate che si nutre di minacce e ricatti. Lo farò per mio figlio, ma anche per il tuo e per quelli di tutti gli altri. Altrimenti, se la pijieranno in saccoccia tutti - il mio, il tuo e tutti gli altri - per i prossimi cinquant’anni. Quindi anche i tuoi nipoti. Pensaci: da mamma e da nonna.

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