mercoledì 16 settembre 2015

Vincent il furbastro

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Alcuni decenni fa, traducendo dall'inglese corposi volumi scientifici per una tesi di laurea, cercavo sul vocabolario persino le parole di cui ero assolutamente certa, leggendo la "voce" fino alla fine, per avere conferma che il termine a cui avevo pensato rendesse effettivamente la nuance di significato. Eppure io non ero una traduttrice professionista, quello non era un testo da dare alle stampe e sono certa che il laureando non mi avrebbe fatto causa per un vocabolo non preciso: anche perché era mio marito e sapeva che gli stavo facendo un favore. Ma io sono fatta così: geneticamente rompicoglioni, con me stessa prima che con gli altri. Dunque, m'incazzo: con me stessa quando faccio una cazzata, ma anche con gli altri. Soprattutto se ho la sensazione di essere stata presa per il culo.
E infatti da un paio di giorni sono incazzata. Perché ho buttato tre euro e diciassette centesimi per comprare la traduzione farlocca di un saggio sui metodi usati dai venditori, di merci come di candidati alle elezioni, per convincerci a comprare qualunque merdata. Testo che fa riferimento agli anni Cinquanta ("Persuasori occulti" di Vince Packard) ma ancora attuale, tradotto da un tal Aldo Vincent e pubblicato in ebook, forse - deduco leggendo la sua biografia soltanto dopo aver accolto la sòla nel mio kindle - per vendicarsi di tutti quelli da cui lamenta di non essere stato pagato e soprattutto per fare soldi gratis.
Riporto una delle tanti frasi farneticanti e sgrammaticate, che sembrano scritte da un astemio dopo essersi scolato un'intera bottiglia di cognac: "Quando l'azienda è andato a portare questa altra bottiglia in prova sui mercati, è stata schiacciante la respinta a favore della vecchia bottiglia, anche da parte di persone che avevano favorito il cambio in interviste". Sembra una traduzione fatta da un bambino che sta appena cominciando a studiare l'inglese e a cui viene dato in mano un vocabolario dicendogli di cercare il significato delle parole una per una. E non è nemmeno una delle peggiori: c'è anche il caso di "looking for" tradotto con "cercare per", che almeno ha il merito di evocare l'immagine di una delle posizioni più contorte del kamasutra, un intreccio di quelli che scatenano la fantasia o, a scelta, i ricordi.
Da perdente quale sono, vorrei dire un paio di parole al signor Vincent, vincente in quanto furbastro: può accadere che uno non sia molto preparato in una materia, che abbia difficoltà ad apprendere o a memorizzare, che per quanti sforzi faccia alcune cose non riesca proprio a capirle; quello che non può accadere è la disonestà. Nella vita bisogna essere onesti. Sarebbe bastato che tu dicessi: "Mastico poco l'inglese, però a naso ho capito che questo testo dicesse cose interessanti e allora ho pensato di metterlo a disposizione di tutti traducendolo sommariamente e alla meno peggio con l'aiuto di Google translate perché penso che possa servire alla collettività. Però, siccome so di non avere fatto un testo letterario, non vi chiedo neanche un centesimo". Perché, altrimenti, è truffa e forse persino esercizio abusivo della professione di traduttore. Oppure è che hai assimilato benissimo i dettami del saggio di Packard e quella che non ha capito un cazzo della vita sono io.

P.S.: Sì, lo so, non c'è bisogno di infierire: la seconda che ho detto.

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