martedì 21 agosto 2012

Pensiero stupendo

Alcune agenzie di stampa ieri hanno dato la notizia che Patty Pravo rinuncia ai concerti perché soffre di panico e concludevano (non si capisce che c'entrava) che l'ex "ragazza del Piper" a ferragosto è stata avvistata non so più in quale spiaggia "in topless, a 64 anni". Mancava il punto esclamativo, ma era sottinteso. Come era sottintesa la riprovazione per il topless e soprattutto "alla sua età". Ora io vorrei sapere: ma qualcuno si è mai scandalizzato per un uomo di ottant'anni che dovrebbe indossare la quarta e invece se ne va in giro in topless, portando a spasso le sue tette ballonzolanti come gelatine? Certo che no, perché la presunta morale e le parole che le si attagliano le hanno inventate i maschi. L'adulterio può essere vendicato con il delitto d'onore se a fare le corna è la moglie, ma se invece è il marito - si sa - "l'omo è cacciatooooore". E la quantità delle "o" è direttamente proporzionale a quella delle "prede". E, facendo lo stesso esempio, se a fare le corna è la moglie allora è una zoccola, ma se è l'uomo...sempre cacciatore è. A parte che il cacciatore è una testa di cazzo che se la prende con bestioline indifese perché non ha abbastanza palle per affrontare quelli più forti di lui, sarebbe carino se almeno per un giorno si ribaltassero le parti, perché pure a noi piacerebbe stare all'inpiedi a fare crocchio conversando del più e del meno, invece di stare appiattite come sogliole sugli spuntoni dei sassi che il mare non ha consumato pur di non prendere un'orribile abbronzatura a stelle e a strisce come la bandiera americana. E ci piacerebbe farlo senza che nessuno ci prenda le misure o ci chieda il certificato di nascita. Così, tutti insieme, maschi e femmine, naturalmente: come naturalmente siamo nati in topless. Pensate, fra l'altro - pensiero stupendo -, se non fossimo costrette a stare spiaccicate lunghe, quanto spazio si libererebbe nelle affollate spiagge italiane. E poi stando in piedi si vede meno se sono flosce.

domenica 19 agosto 2012

Cerchiobottismo non sostituibile

Partiamo da una precisazione, così non s'incazza nessuno: ci sono medici che hanno fatto il giuramento d'Ippocrate (e lo onorano) e medici che hanno fatto il giuramento di ipocrita, che poi sarebbe quello di Ippocrate ma fatto portandosi la mano dietro la schiena e allungando indice e mignolo come Giovanni Leone. Tipo quel dermatologo della mutua che un giorno mi prescrisse un preparato non mutuabile, parafarmaco, paracosmetico (paraculo, il medico) e sulla ricetta appose un timbro che a caratteri cubitali recitava: "NON SOSTITUIBILE". O tipo quei farmacisti che non hanno mai in negozio i farmaci generici. Sette ne ho girati una volta - così, giusto per il gusto masochista di sentirmi dire di no e poi ricorrere al griffatissimo Maalox - e nessuno che fosse in grado di vendermi il cosiddetto "principio attivo". Ora gli scienziati al governo gli hanno fatto pure una legge, nel bel mezzo del ferragosto, come i concorsi su misura, sicché i medici in ricetta "devono" prescrivere il farmaco contenente il principio attivo, ma "possono" aggiungere il nome del farmaco di marca. Cerchiobottismo: così le associazioni dei consumatori sono convinte che i pazienti risparmieranno un sacco di soldi, ma i farmacisti continueranno a vendere le medicine più care e le grandi industrie farmaceutiche - che pure si sono rivoltate, nel timore che qualche medico pollo (cioè onesto) davvero prescriva i farmaci generici - con quel "possono" potranno continuare ad offrire ai medici (e i "professionisti" che hanno fatto il giuramento di ipocrita ad ottenere) l'ultimissima versione dell'iPad, il congresso scientifico in Costa Azzurra, la Montblanc e così via: mazzette in natura, grazie alle quali si convinceranno e convinceranno i loro pazienti che quello è il miglior farmaco possibile, non sostituibile. Le lobby e Big Pharma ringraziano: i pazienti (non adeguatamente informati e che per questo "possono" anche scegliere di acquistare la medicina firmata pagando la differenza di tasca propria), quando si renderanno conto di essere stati presi in giro, avranno bisogno di quantità industriali di Maalox non sostituibile. E, peraltro, prodotto da quella Sanofi Aventis che, pur avendo i conti in utile, all'inizio dell'anno ha annunciato un piano di ristrutturazione con centinaia di licenziamenti e la chiusura di un centro ricerche. Per questo Monti e i suoi ministri li premiano: con un "possono" che è tutto un programma (di governo).

mercoledì 15 agosto 2012

Allen il pensionato

Un mio amico cinefilo, dai modi gentili e che non dice quasi mai parolacce mi aveva avvertita: "Non è granché". Però in fondo si può fare perché all'arena ci vai anche per prendere aria, incontrare qualcuno che conosci, distrarti, avere (per un fumatore) l'impagabile piacere di fumare al cinema. E poi - pensavo - Woody Allen è sempre Woody Allen. Sono andata a vedere "To Rome with Love". Ebbene, io che non ho modi gentili e che dico quasi sempre le parolacce, traduco: è - come si dice a Catania - "'na malaminchiata". Di più: a parte un paio di battute "alla Allen", questa storia circolare in cui tutto alla fine borghesemente torna a posto, le famiglie si ricompattano, i matrimoni si ricompongono, ciascuno ritrova il proprio posto in società e il lavoro di sempre, ognuno torna a casa sua e ci si sottrae alle "tentazioni", insomma questo cinematografico cubo di Rubik sembra solo un pippone fatto alla città di Roma (il mio amico dai modi gentili aveva parlato di "cartoline") peraltro con il pagamento di un megapizzo all'Italia facendo lavorare attori di soap più o meno cessi. Ma forse è lo stesso Allen - in un tentativo di autoanalisi - a darci la chiave di tutto, attraverso il personaggio che interpreta: un pensionato che, pur di non accettare la sua nuova condizione, si inventa un lavoro da talent scout improbabile e ridicolo sentendosi gratificato quando i giornali usando termini colti che non capisce ("sono stato bocciato in latino") gli danno del "minus habens". O forse sono io la minus habens, che non capisco perché uno come Woody Allen, con tutti i suoi soldi e la sua intelligenza, debba fare un film con la Medusa. Come un pensionato o un Boldi qualunque.

lunedì 6 agosto 2012

Il bocconiano e il superenalotto

Fra le tante notizie sulla crisi messe in fila dai tg nazionali - calo degli acquisti, aumento di quanti preferiscono gli hard-discount ai supermercati di marca, caccia ai 2x3, crescita dei consumi di energia elettrica negli ultimi giorni che vuol dire che la gente in ferie non solo non parte, ma non va nemmeno al cinema o a prendere la pizza e se ne sta tappata a casa (facendosi venire l'artrosi cervicale e ammazzando l'ambiente con il condizionatore a palla) - ieri ce n'era una forse passata un po' più inosservata delle altre, sebbene rappresentasse la novità rispetto alla routine da economia del dopoguerra. Notizia metà buona e metà cattiva. La notizia è che la gente ha smesso di sputtanarsi i soldi al superenalotto: a giugno di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2011 c'è stato un calo di puntate del 25%. Vuol dire che casalinghe, pensionati, disoccupati (bastava entrare in una qualunque ricevitoria per rendersi conto che a giocare erano proprio i più disperati, chi pensava di risolverla così, chi sperava di aiutare i figli ad andare avanti per qualche tempo, chi all'idea di trovare un lavoro ci aveva già rinunciato da un po') hanno capito che dovevano smetterla di rischiare quei quattro soldi che avevano e vuol dire che il loro bivacco quotidiano non era ancora un "vizio". E questo è il pezzo di notizia "buona". L'altro pezzo, quello cattivo, ci fa pensare che forse gli italiani non hanno più nemmeno quei quattro soldi da giocarsi per sperare nella botta di culo che li faccia svoltare e soprattutto ci dice che non hanno più nemmeno la speranza di sperare in una botta di culo. E di questo dovranno ringraziare l'esimio professore, il grande economista salvatore della patria: quello che agli italiani non soltanto chiede "oro alla patria", ma ora gli ruba pure i sogni, piccoli sogni da economia del dopoguerra. Lo stesso grande economista che con i tagli di stipendi e pensioni e con l'Imu sulla prima casa anche per i poveracci l'economia l'ha sepolta in fondo al mare con una pietra al collo. Forse quando ci andava da studente il superenalotto non esisteva e quindi alla Bocconi non devono averglielo spiegato (e comunque lo capirebbe anche un analfabeta) che quei 40 milioni in meno di giocate in giugno sono 40 milioni in meno nelle casse dello Stato. Si faccia dare un consiglio, professore: torni a studiare. Ma studi la vita: vada a pagare le bollette, vada a fare la spesa al supermercato, paghi le tasse e il mutuo, ma lo faccia avendo a disposizione mille euro al mese. Che già sarebbe una botta di culo che manco al superenalotto.

sabato 4 agosto 2012

L'assessore in jeans

Io mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie. Partivo da Catania dove la sera non si poteva uscire e le donne soprattutto non potevano uscire (proprio come adesso che la città è in mano a una banda di selvaggi), andavo a trovare mia sorella che abitava a Roma e mi sembrava di vivere in un altro mondo: un mondo dove era bello stare in giro la notte, incontrarsi, riempirsi gli occhi dei colori di tutti i paesi, un mondo dove la cultura era per tutti, era lì, te la potevi prendere, annusarla, impacchettartela e portartela a casa (il tuo cervello) come un pezzo di torta troppo buona per finirla subito, da gustare e centellinare facendola durare il più possibile. Prima di tornare nella città morta. Quel mondo che sembrava una fiaba lo aveva inventato di sana piana un assessore comunale alla Cultura del Pci, il giovane assessore in jeans (altro che la muffa di Renzi!) che si sedeva a terra incrociando le gambe e anche per quel gesto così "normale" rappresentava la speranza di un cambiamento. Molti anni dopo anche Catania, Palermo, città piccole e grandi del nord e del sud dove ci fossero giunte di centrosinistra, avrebbero avuto le loro estati piene di musica, spettacoli, film, libri, cultura: "l'effimero" che ti dà la concreta consapevolezza di te. E avrebbero imparato ad amare le loro città. Alla fine anche quelli di destra si sono impossessati della sua idea e oggi non c'è comune d'Italia di qualunque dimensione in cui ciascun cittadino - l'operaio, il pensionato, il disoccupato e la casalinga, quelli che soldi non ne hanno nemmeno per mangiare e figurarsi per comprare un libro o vedere uno spettacolo - non abbia avuto almeno per un'estate la sua estate culturale. Oggi Renato Nicolini se n'è andato ed è come se avesse portato via con sé i miei vent'anni.

giovedì 2 agosto 2012

Monti il globetrotter (con i soldi nostri)

Quando, dopo aver vissuto per anni a Roma, mio figlio decise di trasferirsi in Spagna, prima di partire fece il giro delle case - mamma, papà, nonna, zii (gli amici erano già forniti autonomamente) - e installò Skype nei computer di ciascuno di noi: "Così ci possiamo sentire senza spendere troppi soldi". Semplice buon senso di un giovane uomo al quale non è mai mancato niente di necessario e che conosce il valore dei soldi guadagnati nell'unico modo che nella mia famiglia (e ancora, per fortuna, in molte famiglie italiane) si riesca a concepire, cioè lavorando. E probabilmente è anche grazie a questo risparmio che, in un'occasione importante quale quella dei suoi trent'anni alcuni di noi hanno potuto prendere un aereo - con tutte le spese annesse: borsone da viaggio che non ti ricordi più dove hai messo l'altro, cosmetici formato ridotto, abbigliamento da orso polare che non userai mai più - e andare a festeggiare con lui. Perché vi dico questo? Perché poi uno accende il televisore per guardare il telegiornale e sente due notizie in fila: 1) che Mario Monti se ne va in Francia, poi a Helsinki e nei giorni prima era stato a Berlino e poi torna a Berlino e l'indomani se ne va in chissà che altro posto e ci dice che stiamo uscendo dal tunnel; 2) che in Italia ci sono due milioni e ottocentomila disoccupati. E ti girano. Perché non si capisce come fai a dirmi che stiamo uscendo dal tunnel quando ci sono due milioni e ottocentomila disoccupati e quando sai che questo governo se l'è presa e continua a prendersela con i più deboli e vorrebbe uscire dal tunnel aumentando le tasse universitarie dei fuoricorso (cioè quelli che spesso sono fuoricorso perché lavorano per mantenersi agli studi), ma non ha ridotto le spese militari, per esempio. E non si capisce perché se stiamo nella merda lui continua a fare il globetrotter con i nostri soldi con la scusa di farci uscire dalla merda. No, perché è chiaro che ogni viaggio che fai c'è da metter in conto il carburante per l'aereo, il costo della stanza d'albergo a 2.800.000 stelle, il codazzo, e poi ti devi comprare il dentifricio da viaggio che l'ultima volta hai dimenticato in hotel e la schiuma da barba, e il vestito buono, i calzini che non ti puoi mettere quelli bucati, fare risuolare le scarpe (beh, no, forse loro se le comprano direttamente nuove) e tutto il resto che probabilmente viene messo nel conto delle uscite (dal tunnel) di rappresentanza. Allora vi spiego una cosa semplice a voi professoroni con l'arroganza del capoclasse: invece di spendere tutti questi soldi (nostri) in viaggi che servono solo a risolvere i problemi delle banche ma non quelli dei cittadini e invece di tagliare i fondi alla Scuola e alla Giustizia, fatevi installare Skype da un nipote e le cose fondamentali per risanare l'economia ditevele così. Pensate, per esempio, quante figura di merda ci saremmo risparmiati ai tempi del pagliaccio di prima se i vertici internazionali li avessero fatti via Skype. Giusto per dirne una, il vecchio maniaco non avrebbe mai visto da dietro la Merkel ma solo a mezzobusto e ci saremmo evitati le sue battute mondiali da trivio (anche se non è affatto certo che ci avrebbe risparmiato quelle nazionali). E poi, ora che fa caldo, volete mettere il vantaggio di non dover stare vestiti dalla testa ai piedi, impeccabilmente e per tutto il giorno dovendo incontrare questo e quello? Potete fare come quel mio collega che d'estate teneva stabilmente sull'appendiabiti della redazione una giacca, una camicia e una cravatta. Arrivava in calzoncini corti e ciabatte, faceva tutto il lavoro preparatorio in tenuta da spiaggia e, al momento del tg, indossava la divisa da giornalista. Sopra la giacca e sotto praticamente in mutande. Che poi sarebbe una bella soddisfazione sapere che ogni tanto pure Mario Monti resta in mutande, con le sue braghette di tela bianche Perofil, dopo che ci ha ridotti tutti così.